Giovedì 18 Aprile 2024

La gioia di Hill, la tragedia di Von Trips

Il pilota americano della Ferrari ottiene vittoria e titolo nella gara in cui perdono la vita il tedesco e 14 spettatori falciati dalla sua auto

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di Marco Galvani

Fascino e pericolo. Anno 1961. Monza è il penultimo appuntamento del campionato. Wolfgang von Trips e Phil Hill, amici e compagni di squadra in Ferrari, si giocano il titolo. Succede tutto in un paio di giri. Il pilota tedesco "ha fretta di arrivare a un appuntamento improrogabile. Ma la morte lo attende all’inizio della Grande curva, la parabolica, in un punto in cui la folla si pigia per ammirare i corridori più da vicino", raccontano i resoconti televisivi dell’istituto Luce.

Von Trips allarga all’esterno per impostare la curva, la Lotus di Jim Clark è in scia. Le ruote si agganciano e la Ferrari del tedesco decolla e piomba sui tifosi. Una strage: von Trips muore sul colpo, sbalzato fuori dall’abitacolo. Con lui 14 spettatori. Ma la gara non si ferma. Prosegue per altre due ore: "Mentre von Trips giace sul bordo della pista come una marionetta dai fili spezzati, la corsa prosegue. Nessuno ha tempo di domandarsi cosa sia accaduto. Non se lo chiede Hill che ormai ha preso la testa della gara e non se lo chiedono nemmeno gli altri piloti".

Era la Formula Uno di allora. Le gare erano una roulette con il destino. E la morte. Per i piloti che correvano con caschi primitivi e senza cinture di sicurezza. Per i tifosi, accalcati a pochi passi dalla pista e difesi da molli e basse reti metalliche. Il Gran premio non si ferma e corre fino alla bandiera a scacchi che sventola sulla vittoria di Hill. Gara e titolo mondiale. Il primo e unico conquistato dall’americano d’Europa. Hill è anche il primo campione del mondo a stelle e strisce, e con 3 gran premi vinti è l’iridato con meno vittorie in carriera, a pari merito con Mike Hawthorn. Consegna anche il quinto sigillo per la Ferrari. Anche se la festa passa in secondo piano.

E’ la tragedia, la più grande tragedia della Formula Uno, a riempire i resoconti di quella sfortunata domenica. E da allora la pista completa che comprendeva anche l’anello dell’Alta velocità non fu più utilizzata per il Gp d’Italia. Mentre la Sias – la società che gestisce il Tempio della Velocità – eliminò il terrapieno che contribuì a proiettare l’auto di von Trips sulla folla, allontanò i tifosi e installò una doppia rete di protezione più solida. Quel dramma fu una lezione per tutti. E l’occasione, per la famiglia di von Trips, di costruire un kartodromo vicino alla loro tenuta di Kerpen in ricordo del figlio, grande appassionato di kart.

Quello stesso circuito su cui iniziò a mostrare il suo talento Michael Schumacher, il primo tedesco a portare in Germania quel titolo che von Trips riuscì appena a sfiorare.