Mercoledì 24 Aprile 2024

Dopo Kimi, un deserto rosso lungo 16 anni

Raikkonen è stato l’ultimo a vincere il titolo piloti su una Ferrari: soltanto tra Scheckter e Schumacher l’attesa fu più lunga

di Leo Turrini

Il prossimo autunno saranno 16 anni esatti. Tradotto: chi si iscriverà all’università non avrà memoria di un pilota Ferrari campione del mondo, perché era troppo piccolo quando nel remoto 2007 il finlandese Kimi Raikkonen firmò l’impresa iridata a bordo di una vettura di Maranello.

Non si tratta (ancora…) di un record. Biblico fu il digiuno che durò dal 1979, Scheckter campione, al 2000, fino all’inizio della gloriosa epopea incarnata da Michael Schumacher. Ma questa, comunque, per durata è la seconda astinenza nella storia della Rossa.

Ne era consapevole anche Kimi. Congedandosi definitivamente dal Cavallino alla fine del 2018, il finnico, notoriamente uomo di poche parole, trovò quelle giuste. "Sbrigatevi a darmi un erede – mormorò Kimi rivolgendosi a ingegneri e meccanici –. Sono stufo di continuare ad essere additato come l’ultimo campione del mondo al volante di una Ferrari…"

C’è poco da fare. Una sequenza di insuccessi si è inesorabilmente trasformata in una ossessione collettiva. In tre lustri, la Ferrari ha conosciuto tre presidenti, cinque capi del reparto corse, una quantità industriale di tecnici. Le sconfitte in serie hanno generato un gigantesco turn over. Si perde e dunque si cambia: un meccanismo apparentemente inarrestabile, senza benefici per l’albo d’oro.

Nel tritacarne sono finiti pure piloti di provata fama. Felipe Massa è andato in pensione rimpiangendo il titolo perso per appena un punto contro Lewis Hamilton nel 2008. Fernando Alonso due volte è arrivato a giocarsi il campionato all’ultima gara, venendo in entrambe le circostanze beffato da Vettel. Il quale Vettel ha poi coronato il sogno della vita calandosi nell’abitacolo che era stato di Schumi, idolo della sua infanzia: ma non ha toccato palla.

Adesso tocca a Leclerc e Sainz, che erano monelli nel 2007. Presumibilmente a entrambi non sfugge il carico di pressioni e tensioni frutto dell’estenuante digiuno.

Forse Carletto e Carlitos dovrebbero trarre ispirazione proprio dall’esempio di Raikkonen. Che, per sua natura, era felicemente nonché clamorosamente estraneo alle dinamiche del Sistema Ferrari.

Cioè se ne infischiava della politica, si teneva alla larga dalle polemiche mediatiche, in breve si concentrava esclusivamente su quello che sapeva fare meglio: guidare. Possibilmente, fino alla vittoria.

Detto, anzi, scritto così sembra facile. Solo che…