Giovedì 18 Aprile 2024

Da Bordino ad Ascari, la leggenda di Monza

Anche Nuvolari scrisse pagine epiche nella corsa che compie cent’anni: riviviamo insieme le dieci gare che hanno segnato il secolo

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di Leo Turrini

100 anni di Monza. Una storia lunga un secolo. Una storia impossibile da ricondurre ad una narrazione corretta se non accettando il principio che non di rado in questo luogo magico la fantasia ha superato la realtà.

Fu così già dalla prima volta, nel 1922. Più di 200.000 persone, una folla enorme per l’epoca ma anche oggi, si radunarono per assistere ad una gara che rappresentava una ipotesi di futuro. 800 km da percorrere, una distanza assurda per le abitudini moderne. Ma allora si poteva fare, Così come era persino normale che la Fiat mandasse in gita a Monza oltre 2.000 suoi dipendenti perché incitassero le macchine da corsa confezionate a Torino.

Andò a finire che gli operai dell’azienda sabauda portarono in trionfo il loro collega Pietro Bordino, vincitore del Gran Premio d’Italia a bordo di una Fiat 804,

Monza, Monza, Monza. Simbolo a suo modo di una italianità mai rinnegata. Nel 1924 ad imporsi in Brianza fu un altro marchio leggendario, la Alfa Romeo. Che aveva al volante Antonio Ascari, il padre di quell’Alberto, detto Ciccio, che una trentina d’anni dopo sarebbe diventato il primo e ultimo driver italiano campione del mondo di Formula Uno con la Ferrari.

Monza è un paradigma. Monza è lo specchio di una società. Monza ha visto cose che noi umani faremmo persino fatica ad accettare come vere, eppure sono accadute sul serio. Ad esempio, nel 1938 uno simbolo dell’italica rurale ma futurista, il leggendario Tazio Nuvolari, vinse in Brianza al volante della Auto Union, che era poi la scuderia voluta a tutti i costi dal demoniaco Adolf Hitler, il capo del nazismo.

Monza, rinata dopo la catastrofica guerra fascista, Monza sfigurata dalle bombe, sopravvissuta alle macerie. Monza che nel 1949 celebra il mito tricolore ancora alle origini, perché la Ferrari era nata appena due anni prima. E la vittoria di Alberto Ascari, il già citato figlio di Antonio, nel 1949, con una Rossa, segnò simbolicamente l’inizio di un’epoca nuova.

Monza è anche Dna, è trasmissione ereditaria di un gene speciale. Dopo gli Ascari ci sono stati gli Hill, padre e figlio. Graham si impose nel 1962 con una Brm e all’alba degli Anni Novanta il rampollo Damon lo imitò con la Williams.

Monza è tutto questo ed è anche tanto altro. Ci sono le disgrazie troppo tristi da ricordare, ma sempre presenti nella memoria di chi ama l’automobilismo. Ci sono le imprese di personaggi mitici come Senna, Prost, Schumacher. Ci sono le inevitabili correzioni apportate, attraverso un secolo, ad una pista magica, sempre sperando di riuscire a tutelarne l’identità.

Cento anni dopo, Monza è sempre Monza.