Venerdì 19 Aprile 2024

Berger-Alboreto, un trionfo tutto per il Drake

Doppietta Rossa 28 giorni dopo la morte di Ferrari: fuori le McLaren di Prost e Senna per un guasto e lo scontro con Schlesser

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di Marco Galvani

Stagione 1988, la Ferrari corre in sostanza con la stessa monoposto dell’anno prima. Il campionato ha una dominatrice assoluta, la scuderia McLaren: con la MP44 Alain Prost e Ayrton Senna non hanno rivali. Dopo il Messico la Ferrari getta la spugna anche se è la più competitiva tra le avversarie del team inglese. Ma a Monza si avvera un miracolo. E’ l’11 settembre. Maranello arruola il pilota austriaco Gherard Berger e lo affianca al ‘figlio prediletto di Monza’ Michele Alboreto. Michele, il pilota gentiluomo, vuole vincere il Gp d’Italia. E non è soltanto perché l’88 è il suo ultimo anno in Ferrari. La sua è un’ambizione più nobile.

Enzo Ferrari è morto da meno di un mese. Glielo deve. La gara delle Rosse fu baciata dalla fortuna. Il miracolo del Drake dopo una trentina di giri di noia con le McLaren a dettar legge e le Ferrari lontane. Finché Prost non rallenta. Gira 6’’ più lento, poi il motore Honda cede per la prima volta e il francese deve alzare bandiera bianca. Sarebbe podio per Berger e Alboreto. Ma a due giri dalla bandiera a scacchi un altro colpo di scena: Senna ha la vittoria in pugno, ma per un’incomprensione con Schlesser nella fase di doppiaggio le due monoposto entrano in contatto. Testacoda McLaren, rottura e tripudio dei 100mila di Monza.

L’impresa è compiuta. Le due Ferrari sono davanti. Berger, poi Alboreto che ne avrebbe di più, ma arriva l’ordine di scuderia che lo costringe a stare negli specchietti del compagno di squadra. Dal muretto gli avevano dato l’allarme per il consumo di benzina, ma a gara finita Michele scoprì che la storia era un’altra. Era Berger a corto di carburante. Così, a volte, vanno le corse. Ma Alboreto non mancò comunque di dedicare quella doppietta al Drake: "Mancava uno spettatore oggi. Vorremmo tutti quanti che fosse qui a vedere cosa abbiamo fatto oggi per lui". Michele era entrato nel cuore di Ferrari: "Lo so, però questa è la vita", l’amarezza di Michele nell’ultima gara in cui riuscì ad andare a punti a Monza. Quella Monza dove "ho lasciato tanti pantaloni sulle reti dell’autodromo", ha sempre confessato ricordando quando da ragazzino al Parco di Monza ci andava tutti i weekend sperando di poter incontrare qualcuno che potesse farlo entrare nel mondo dei motori. S’ingegnava in tutto. Pur di essere lì portava le gomme o passava gli attrezzi ai meccanici dei team. Ci sapeva fare. A 14 anni era già in grado di smontare e rimontare un motore anche se la mamma gli ripeteva sempre: "Prima fai i compiti, poi vai in officina".

Michele Alboreto con Monza aveva un legame speciale. È la pista dove ha iniziato a correre, nel 1976, nella Formula Monza con una macchina comprata per poche lire in società con un altro pilota. E Monza ha ricambiato l’onore dedicandogli la Parabolica.