Sommo Clivo vola su tre stelle. Un nebbiolo nell'olimpo dei vini

Semisconosciuto fra i big, promosso da Veronelli nella lista 2019

Alessio Fornasetti

Alessio Fornasetti

AZZATE (Varese), VERREBBE da dire trova l’intruso, se non fosse che il prestigioso riconoscimento, invece, se lo merita tutto. Scorri la lista dei Tre Stelle Veronelli 2019 e, tra un Barolo e un Amarone, nell’Olimpo dei vini italiani spunta un semisconosciuto Sommo Clivo 2011 della tenuta Torre San Quirico. Si tratta di un nebbiolo che nasce sull’omonima collina di Azzate, Comune alle porte di Varese, dove nel 2002 Alessio Fornasetti ha impiantato tre ettari di viti della rinomata varietà lampìa, il nebbiolo tipico di Langa. Milanese di nascita e varesino d’adozione, folgorato sulla via dell’enologia dopo una carriera da alto dirigente d’azienda, Fornasetti raccoglie oggi i frutti di una crescita costante.

NEL 2016 DA VERONELLI era arrivato il ‘Sole’, lo scorso anno il Sommo Clivo 2010 era stato valutato 93 centesimi e adesso sono arrivati i 94 centesimi che valgono le Tre Stelle. «Ho sempre lavorato sulla qualità piuttosto che sulla quantità – spiega mentre passeggia tra le vigne della Torre San Quirico – produco un solo vino, 4.000 bottiglie l’anno in media, che segue la vecchia disciplinare del Barolo: due anni di invecchiamento in barrique, due o tre in acciaio e uno in bottiglia. A 16 anni dall’impiantamento, la vigna si trova ora nel suo periodo di massima resa da un punto di vista qualitativo e questi riconoscimenti sono una grande soddisfazione, oltre che uno stimolo a migliorarsi ulteriormente”. I punti di riferimento sono il Nebbiolo delle Langhe e la sua rinomata variante lombarda, la Chiavennasca, ma il Sommo Clivo rivendica una sua autonomia.

«LE COLLINE VARESINE sono moreniche – spiega Fornasetti – hanno un’alta capacità di drenaggio e sono ricche di sali minerali. C’è dunque terreno fertile per produrre grandi vini e io ne vorrei uno che, pur ispirandosi ai suoi blasonati ‘fratelli’, esprima la sua autenticità, un vino che sappia distinguersi per la sua provenienza non convenzionale». Un vino che diventi a sua volta riferimento, una volta consolidatosi nel panorama enologico nazionale.

«L’OBIETTIVO è arrivare alla Doc – non si nasconde Fornasetti – ma per raggiungerlo occorre aumentare la produzione di vino di qualità. Mi piacerebe che nascessero altre piccole aziende di alto livello come la mia: la concorrenza fa aumentare la qualità media del prodotto. Conosco alcuni ragazzi molto preparati, laureati in enologia, che sarebbero disposti a lanciarsi e darei loro volentieri una mano. Ma più che da me, un aiuto servirebbe da parte delle istituzioni, in particolare dalla Regione Lombardia per quanto riguarda le Autorizzazioni nuovo impianto. Se crediamo nelle potenzialità vinicole del territorio varesino bisogna rivedere il sistema di rilascio, oggi tutto a vantaggio della Franciacorta». © RIPRODUZIONE RISERVATA