Lorenzo Frassoldati
DAL TRENTINO ALTO ADIGE al Veneto passando per l’Emilia-Romagna, le cantine cooperative hanno contribuito a riscrivere la storia enoica del Belpaese. Forti di un identikit che le vuole legate al territorio a doppio nodo: lavorano solo le uve dei soci e valorizzano zone difficili, economicamente povere, dove non c’è alternativa al vigneto. Al Sud, il riscatto cooperativo ha significato liberarsi da due schiavitù: fare bilancio con la produzione di sfuso e non essere più tributari delle cantine ‘nordiste’, fornendo mosti anonimi ricchi solo di alcol. La strada verso la qualità è stata una scelta obbligata per meglio retribuire le uve dei soci. Così sono nate realtà di primo piano in Sicilia (Settesoli, CVA Canicattì), in Sardegna (Dorgali, Santadi, Dolianova), in Puglia (Due Palme, San Marzano).
SAN MARZANO è un piccolo paese nel centro della doc Primitivo di Manduria, una striscia di terra baciata dai due mari del Salento, Ionio e Adriatico. Nel 1962 la doc non è ancora nata, il Primitivo di Manduria è lontano dall’essere l’attuale vino di culto. Diciannove vignaioli si uniscono per seguire un sogno e fondano Cantine San Marzano. Anche nelle cantine cooperative la differenza la fanno gli uomini (o le donne). Qui il timoniere si chiama Francesco Cavallo, presidente dal 1982. Sotto la sua guida la maison San Marzano conta .1200 soci e 1.500 ettari di vigna, export in 70 Paesi. Vincente la scelta di puntare sul rilancio del Primitivo coltivato ad alberello pugliese, simbolo antico di radici contadine. La qualità delle bottiglie è testimoniata dalla pioggia di premi sulle guide e nei concorsi in mezzo mondo. Vincente anche il rapporto qualità/prezzo. Nella linea di selezione Talò, il Primitivo 2016 sta sotto i 13 euro; il Negroamaro Salento Igp sotto i 10, entrambi davvero buoni. Sotto i 10 euro si trova anche questo Tramari 2017, delizioso rosé di Primitivo, frutto delicato di macchia mediterranea. Tramari 2017, Cantine San Marzano Info: www.sanmarzanowines.com