Martedì 16 Aprile 2024

Un brindisi in musica

Luca Bonacini

Luca Bonacini.

NON ESISTE nessun liquido che più del vino sia stato messo in scena in opere liriche, operette, riviste e commedie musicali. Sul palco, ma anche nei camerini, si sono visti bicchieri, bottiglie, fiaschi e damigiane colme di vino, per dissetare e brindare, ma anche per sedurre e qualche volta per uccidere, come accade nel Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi, dove vino e veleno sono l’arma di un delitto di Stato, tuttavia il ‘fiasco’ in musica è anche foriero di altro significato, sinonimo di una clamorosa e cocente debacle. Di questo parla ‘Lieti calici’, il nuovo volume di Daniele Rubboli, giornalista e critico musicale, edito da Artestampa Edizioni. «A teatro andavano il re e il suo servo, l’ufficiale dell’esercito e il contadino, l’analfabeta e il maestro di scuola – afferma Rubboli – ed avevano lo stesso diritto di applaudire e di fischiare, esprimendo in libertà il proprio ‘sentimento’. Fu il teatro il primo nido della democrazia. E il vino era con loro». Il vino ferrarese Bosco Eliceo, sposava musica e poesia nel Concerto delle Dame di Luzzasco Luzzaschi e allietava il Tasso e l’Ariosto. Ma il vino rallegrava anche i retropalchi dove si allestivano sontuosi buffet per i nobili, e serviva al popolo da corroborante nei marciapiedi attorno al teatro mentre si attendeva al freddo l’apertura delle porte per raggiungere il loggione dove viceversa il vino era loro proibito.

UNA RICERCA ad ampio respiro che coinvolge i più grandi di sempre e i meno noti: «A Giuseppe Verdi non dispiaceva portare con sé in viaggio i vini del suo privilegio ‘100 bottiglie piccole di Bordeaux per pasteggiare, 20 bottiglie di Bordeaux fino, 20 bottiglie di Champagne’, si legge nella minuta di un viaggio in Russia, lo stesso Bordeaux che sarà protagonista assoluto di una delle opere buffe più popolari: L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti» conclude Rubboli. Lo spumeggiante ed evanescente Lambrusco scorre a fiumi nell’opera di Orazio Vecchi l’Amfiparnaso, nella Secchia Rapita del Tassoni e nel Rigoletto. Il Marzemino trentino, nella mensa del Don Giovanni di Mozart. Frascati e Vini dei Castelli in Arrivederci Roma di Renato Rascel e nel Rugantino. Lo champagne nella Traviata, i vini del Reno nel Crepuscolo degli Dei e nel Parsifal e il Soave in Romeo e Julietta. E se nelle opere pucciniane ricorre il Chianti (tra i vini più bevuti in Musica), nella Cenerentola di Rossini si beve Est Est Est, e nell’Otello di Verdi e nella Carmen di Bizet si brinda a Manzanilla.