Cinque Terre tutte da bere

Bruno Vespa

Bruno Vespa

QUANDO mi capita di andare nelle Cinque Terre, guardo con occhi teneri e grati le vigne arrampicate su per i monti. Penso a quanto sono fortunato a fare il vignaiolo in Puglia dove tutto è piatto e penso alla fatica, anzi all’eroismo, dei miei ‘colleghi’ che s’arrampicano su per le bellissime terrazze liguri affacciate sul mare, che li gratificano per panorami tra i più belli del mondo ma riempiono di sudore ogni acino d’uva. La Liguria è terra di bianchi (70% della produzione), Vermentino e Pigato. Ha soltanto 1.500 ettari vitati in tutta la regione: metà di una sola grande cooperativa dell’Alto Adige. Poggio dei Gorleri della famiglia Merano è in grande spolvero e sperimenta prodotti nuovi. L’Albium è un grande Pigato dal colore paglierino, intenso e vivo, esplode all’olfatto con note di erba secca, frutti bianchi e piacevole mandorla. Ottimo anche il Pigato Cycnus, un vino complesso ed elegante che preserva mineralità e fresca sapidità. Anche Ottaviano e Fabio Lambruschi, a Castelnuovo Magra, in provincia di La Spezia, da una decina d’anni stanno migliorando le loro strutture e fanno buoni vini. Si prenda per esempio il Colli di Luni Costa Marina (Vermentino): fresco, giovanile, un bacio che ti riempie la bocca. Più pretenzioso il fratello Il Maggiore, Vermentino in purezza anch’esso, ma differente: se l’altro ha la minigonna, qui l’abbigliamento è più discreto, più elegante.

FRANCESCO e Roberta Bruna a Ranzo (Imperia) seguendo le orme di Riccardo (benemerito nella valorizzazione dei vitigni autoctoni) hanno il loro campione nel Pigato U Baccan, vino bello, tosto, sicuro di sé. Corretto il più giovane ed economico Pigato di Villa Torrachetta. Robusto e piacevole anche il Pigato delle Russeghine. Applausi al Rossese, che è molto più di un rosato: un rosso leggero di colore rosa. E sorprende la voce baritonale del Pulin, un rosso profondo e intrigante. Ho un bel ricordo di tre vini di Antonio e Laura Basso, savonesi della Riviera di Ponente. Si tratta di vini onesti, trasparenti e soprattutto che dicono senza equivoci dove vogliono arrivare. Si prenda il Granaccia: nato da vecchi vigneti dai nomi a me sconosciuti (Domu, Lignolo e Ruccarin) piantati fuori dall’uscio di casa Durin, è un vino secco e caldo di buon corpo. Piacevolissimo il Rossese: il gusto di stare a tavola senza pensieri. Un gradino sotto, ma bevibilissimo, il bianco di casa: Pigato – Riviera Ligure di Ponente.