Vinitaly alla conquista della Cina: «L’Italia può crescere ancora»

Roadshow. Non solo Pechino: tour promozionale di 46 aziende in 4 città nel sud-est del Paese

Giovanni Mantovani

Giovanni Mantovani

VERONA, SHENZHEN, CHANGSHA e Wuhan. Sono le nuove tappe del roadshow di Vinitaly che si concluderà domani, col coinvolgimento di 46 aziende, tra cantine italiane e distributori cinesi, con 300 etichette. Così Veronafiere consolida la propria presenza in Asia, dopo Pechino, Shanghai, Hong Kong, Chengdu e gli appuntamenti della Vinitaly International Academy. La missione commerciale coinvolge tre metropoli nel Sud-Est del Paese con oltre 40 milioni di abitanti. Secondo i dati Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, nel 2017 i consumi di vino in Cina sono cresciuti del 3% sul 2016 e le importazioni hanno toccato 2,5 miliardi di euro, raddoppiate in valore in 10 anni. La quota di mercato dell’Italia in questo avvio di 2018 è pari al 7% e i margini di crescita per l’export restano elevati. Ma per conquistare nuovi consumatori è necessario prima far apprezzare qualità e varietà della produzione vitivinicola made in Italy a importatori, agenti e canale horeca. «Le tre città individuate – commenta Giovanni Mantovani (nella foto), direttore generale di Veronafiere - costituiscono hub strategici per diffondere cultura, storia e lifestyle legati al vino italiano, in ottica di uno sviluppo dei consumi. Il nostro export vinicolo in Cina negli ultimi dieci anni è cresciuto del 50%, ma siamo ancora lontani dai competitor».