Garbole, un Hurlo riscoprendo antiche uve autoctone

Vendemmia

Vendemmia

VERONA SACCOLA, Pontedarola, Negrara, Corvina Veronese, e Spigamonti, che è un incrocio tra Corvina e Malvasia Rossa. Sono le cinque uve autoctone riscoperte in vecchi vigneti del Veronese dai fratelli Ettore e Filippo Finetto della Garbole – azienda attiva dal 1994 con dieci ettari nella Valpolicella Doc per una produzione media annua di 25 mila bottiglie – alla base del vino Hurlo, un Veneto rosso Igp presentato a Roma, all’Enoteca Achilli in abbinamento alla cucina dello chef Massimo Viglietti. «Il nostro vino, Hurlo – ha detto Ettore Finetto –, vuole essere un omaggio al benessere: un urlo appunto di grinta e di energia. La nostra è una piccola azienda agricola, che vuol rimanere tale, rivolgendosi solo a nicchie di mercato, in Italia come all’estero. Tutti i nomi dei nostri vini iniziano con l’H, perché è una lettera che dà significati nuovi in silenzio. Come lo è la mostra di arte contemporanea in cantina e la cassetta di Amarone, Valpolicella, Recioto, e Hurlo a dieci anni dalla vendemmia, che presentiamo quest’anno in edizione limitata. I nostri sono tutti vini fatti la tecnica dell’appassimento. Segue poi un lungo invecchiamento, sette anni, ma in barrique nuove per dare quella morbidezza e freschezza di beva, perché bere vino deve dare piacere e non affaticare il palato».