Giovedì 18 Aprile 2024

Stregamora e l'identità di Villa Matilde

Lorenzo Frassoldati

Lorenzo Frassoldati

IL FALERNO era il vino degli imperatori romani, ‘ardens et fortis’, celebrato da Ovidio e Marziale. La sua culla era l’Ager Falernum, oggi nella provincia di Caserta, tra il mare del litorale Domitio e il Monte Massico. Qui negli anni Sessanta è nata Villa Matilde grazie alla passione dell’avvocato Francesco Paolo Avallone e con un obiettivo: riportare in vita il Falerno. Furono individuati pochi ceppi di vite miracolosamente sopravvissuti alla filossera di fine Ottocento e ripiantate le viti. Oggi l’azienda, orgogliosamente famigliare, è affidata ai due figli, Maria Ida e Salvatore, che hanno lasciato le rispettive carriere (diplomazia la prima, la carriera forense il secondo) per proseguire il progetto del padre. Dall’Ager Falernum si sono spinti nelle province di Benevento e Avellino con i nuovi vini delle Tenute Rocca dei Leoni e Tenuta d’Altavilla fra Sannio e Irpinia. Territorio, ricerca e qualità sono le stelle polari di Villa Matilde che punta da sempre sugli autoctoni della tradizione: l’Aglianico, il Piedirosso da cui nasce il Falerno rosso, e la Falanghina che dà vita al Falerno bianco. Stregamora è l’ultima etichetta di Piedirosso in purezza (Igp Roccamonfina). Un bicchiere solare, fragrante, al naso sa di frutti di bosco e viola, sapido e vellutato al palato. Villa Matilde fa della sostenibilità ambientale il suo must e propone bicchieri di forte identità territoriale con uno straordinario rapporto qualità/prezzo. Lo Stregamora, come la Falanghina, in enoteca sugli 11 euro. Stregamora 2016, Villa Matilde Info: www.villamatilde.it