Mercoledì 24 Aprile 2024

Stefano Antonucci: fascino di Verdicchio

Fragranza e freschezza rispecchiano il territorio e l’antica leggenda del lago

Regione Sardegna

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BARBARA (Ancona) UNICO, inimitabile, super premiato. Il Verdicchio è Stefano Antonucci. La sua cantina “Santa Barbara” , in provincia di Ancona, è una delle più apprezzate con oltre un milione di bottiglie prodotte. Ha fatto la storia di questo vino che sta entrando anche nel mercato francese. Stefano Antonucci, un bianco marchigiano che si fa largo in Francia? «Ci siamo aperti un mercato nella patria dei grandi vini bianchi perché il Verdicchio ha una personalità e una struttura propri. E’ elegante, complesso e fresco. Così siamo entrati nei ristoranti di Parigi. Da due anni inoltre partecipiamo alla fiera a Louvre. Se Chardonnay e Sauvignon si trovano in tanti paesi, il Verdicchio si trova solo nelle Marche». In quali mercati siete presenti? «Il principale è la Germania, dove il nostro importatore di Stoccarda acquista tutta la nostra linea, a cominciare dal Verdicchio Le Vaglie, uno dei primi che abbiamo prodotto trent’anni fa, che fa da apripista anche ai nostri rossi come Rosso Piceno, Sangiovese, Lacrima, Mossone, un merlot in purezza di eccellente finezza classificatosi tra i primi 50 d’Italia al 24esimo posto. Siamo presenti anche in Olanda, Belgio, Austria, Inghilterra e in altri Paesi. Il segreto del suo Verdicchio? «La longevità. Quando, durante le degustazioni stappavo le bottiglie di annata, la gente restava stupita dalla complessità di aromi . Il Verdicchio ricorda, per eleganza, i vini francesi. Ma non li imita, li emula». Anche gli Usa bevono Verdicchio Santa Barbara? «Sì. E’una grande soddisfazione vedere che il Pignocco bianco, il nostro primo vino prodotto negli anni ’80, è tra i preferiti in America assieme ad altri Verdicchi che vengono personalizzati. Siamo entrati nella memoria della gente. Le Marche sono una grande regione enologica». Il mercato del futuro? «La Cina, che acquista tutti i nostri grandi vini rossi: Rosso Piceno, Sangiovese, Lacrima, Stefano Antonucci rosso, Maschio Da Monte, Pathos e Mossone”. Il riconoscimento più bello ottenuto dalla sua cantina? «Di solito un’azienda viene premiata per un vino, invece ogni guida ci premia per un vino diverso. Tra i bianchi, il Verdicchio Riserva ‘Tardivo ma non tardo’ è grande vino Slow wine, 4 stelle ‘Vini buoni d’Italia’ e tra i migliori 50 secondo l’Espresso. Il Verdicchio Stefano Antonucci classico superiore è, tra l’altro, 5 grappoli per la guida Bibenda. Il Verdicchio classico Le Vaglie è due bicchieri Gambero rosso assieme ai due vini precedenti e al Verdicchio naturale Back to Basic. Tra i rossi il Marche Igt Mossone è tra i migliori 50 vini d’Italia, l’altro Mrche rosso Pathos ha 5 grappoli Bibenda, mentre il Rosso Piceno ‘Il Maschio da monte’ ha la corona ne i ‘Vini buoni d’Italia’». Anche voi prucedete bio? «Sì, da quest’anno abbiamo il bollino verde bio. Back to basic, che vuol dire ritorno alle origini, è la nostra etichetta nelle versioni bianco, un Verdicchio naturale che ricorda i profumi di mosto che si trovavano in cantina ai tempi dei nostri nonni, e rosso. Sarà la novità del 2018: un Sangiovese in purezza, non filtrato, il vino della memoria».