Martedì 23 Aprile 2024

Il campione consiglia bottiglie senza tempo

Luca Bonacini

Luca Bonacini

TI FERMI a cena in un ristorante dell’Alto Adige e scopri che chi ti consiglia i vini è il miglior sommelier del mondo 2018 Fisa Wsa. Eros Teboni, 28 anni, nativo di Vipiteno, salito sul podio più alto lo scorso luglio. Un papà enotecario, il diploma di sommelier conseguito in Austria, l’esclusiva qualifica di ‘Certified sommelier’ secondo step di quattro per laurearsi ‘The Court of Master Sommeliers’, ed esperienze in resort luxury come l’hotel Elizabeth in Austria, lo Stroblhof in Val Passiria, il Feuerstein in Val di Fleres dove lavora ora. Non si può dire di no alla proposta del presidente di Fis, Raffaele Fischietti, di partecipare al Mondiale: «Mi sentivo onorato della candidatura, ma sapevo che non sarebbe stata una passeggiata – ricorda Eros Teboni – Degustazioni alla cieca piene di tranelli, insidiose prove scritte e orali, domande impossibili su annate non prodotte di determinati vini e microzone di piccolissime regioni del mondo, da descrivere nel dettaglio. Ma mi ero preparato bene e arrivo nella top 15, era quello che volevo e me ne sarei andato a casa, poi entro nella top 10 e infine nella top 3, la tensione era sparita ed ero sul podio». E’ fondamentale l’allenamento in questo mestiere e il giovane altoatesino lo sa bene: «Ho assaggiato tanto, ma alcune bottiglie mi hanno davvero sorpreso, come Chateau Montrose 1945, 73 anni di perfezione; un grandioso Chateau Petrus 1928 con una frutta incredibile. Bordeaux anni ’20,’40,’60,’70 scoperti alla cieca, alcuni chardonnay anni ’60 e una Borgogna bianca fine anni ’50 ancora perfetta.

MA ANCHE l’Italia e l’Alto Adige mi hanno sbalordito, un immenso Barolo Monfortino molto vecchio; alcuni sontuosi super tuscany e la Schiava ad esempio – prosegue Teboni – un vino semplice di facile beva, ma se lo lasci in cantina per dieci o venti anni, diventa maestoso, preciso, elegante». L’abbinamento perfetto è una chimera che qualche volta diventa realtà: «Straordinarie le ostriche Fine de Claire con un Riesling della Mosella – continua Teboni – o un parfait all’arancia con Gewurztraminer o ancora le costolette d’agnello fritte con Ice Wine canadese, gli abbinamenti più sorprendenti di questi anni». Ma ci sono state anche cocenti delusioni: «Ho aperto grandissime bottiglie che sapevano di tappo – conclude Teboni – La rispedisci all’azienda e te ne rifondono un’altra, ma intanto il momento è rovinato».