Sandro Boscani: mister amarone

Amarone Masi quotato in Borsa (da sito Masi)

Amarone Masi quotato in Borsa (da sito Masi)

HA UN NOME breve – Masi – che suona come l’acronimo della viticoltura veneta. E il suo presidente, Sandro Boscaini, si porta in giro il simpatico nick name «Mister Amarone» attribuitogli da una giornalista britannica e che lui vive come un complimento esteso al mitico rosso che produce. Non potrebbe essere altrimenti: è il vino iconico della grande azienda della Valpolicella Classica e negli anni è diventato anche la sua arma diplomatica sui mercati internazionali. Un’etichetta-paesaggio «È un vino del Nord soleggiato che gode del clima mite del vicino Garda e dell’incontro di uvaggi antichi come la Corvina, la Rondinella e la Molinara, ma è anche il risultato di una tecnica geniale, quella dell’appassimento: l’uva raccolta non viene pigiata e fermentata ma lasciata riposare su graticci di bambù prima della vinificazione perché possa perdere peso e acqua e guadagnare in concentrazione zuccherina, colore e aromi. I suoi meriti? È un vino deciso ma educato. Offre un’illusione di dolcezza già al primo impatto. E sa invecchiare anche 30-35 anni abbinandosi perfettamente a piatti importanti, carni rosse e grandi formaggi. Ovviamente è la bandiera del brand Masi: non a caso, siamo l’unica azienda ad avere cinque diversi Amaroni in produzione». Un capolavoro di utilitarismo e di essenzialità. «L’appassimento è una tecnica praticata anche dagli antichi Romani - spiega Masi - e che la mia famiglia aveva affinato negli Anni ’50 utilizzando appunto l’Amarone come pioniere. Oggi è un’esperienza diffusa in tutte le nostre proprietà, ad esempio nella nostra tenuta in Argentina a conduzione eco-sostenibile, dove coltiviamo varietà venete e varietà locali. La filosofia è sempre quella: coniugare tradizione e innovazione e offrire vini moderni dal cuore antico». Masi precisa meglio. «L’appassimento dell’Amarone ci ha permesso di sviluppare una linea di altri vini che noi chiamiamo Supervenetian capaci di esprimere in modo non convenzionale i valori del nostro territorio. Lo aveva fatto già mio padre nel ’64, inventando la doppia fermentazione del Valpolicella, creando il Ripasso e dando vita al Campofiorin che è poi diventato un must dell’enologia italiana. Ambizioni internazionali ma forti radici venete. Abbiamo voluto creare un polo di eccellenze del territorio delle Venezie gestendo alcune tenute di pregio come quelle dei Conti Serego Alighieri in Valpolicella e Bossi Fedrigotti in Trentino e acquisendo parte della Canavel, società della Valdobbiadene. Una sensibilità per il territorio che non ha nulla di provinciale. Ed è in fondo il messaggio della Fondazione Masi con il Premio ‘Masi Civiltà Veneta’ attribuito ad esponenti della nostra regione ma anche a personalità internazionali che si sono distinte in settori come l’arte, la letteratura, la scienza e l’economia, il giornalismo e lo spettacolo». E adesso c’è anche il turismo esperienziale. «Mio padre lo ripeteva: tutto deve essere vero, in quello che fai, che produci e che proponi. Io e i miei fratelli rappresentiamo la sesta generazione e in azienda è già impegnata anche la settima. La credibilità è un assioma. E lo è anche l’accoglienza che abbiamo sviluppato attraverso la «Masi Wine Experience» e ospitando i visitatori nelle nostre cantine e wine bar. Se il nostro vino è un ‘signor Amarone’ lo è anche per quello che sa rappresentare».