Mercoledì 24 Aprile 2024

La particella nel calice

Un gruppo di chimici australiani ha "corretto" l'aroma del Cabernet con nanoparticelle magnetiche. Così la ricerca sposa l'enologia

Vini altoatesini in tour per lo Stivale da Firenze a Milano

Vini altoatesini in tour per lo Stivale da Firenze a Milano

MILANO, UN’ARTE ANTICA come quella del vino può andare a braccetto con le nuove tecnologie. E addirittura a migliorare sapori e odori nei calici. Lo dimostra la scoperta di un gruppo di ricercatori dell’università australiana di Adelaide, guidati da David Jeffery, che hanno isolato minuscole particelle magnetiche capaci di mantenere in perfetto equilibrio l’aroma dei vini. Il sistema – pubblicato sulla rivista Journal of Agricultural and Food Chemistry – è stato testato sul Cabernet sauvignon, nel quale queste particelle hanno rimosso il 40% delle sostanze responsabili di aromi indesiderati. Una tecnica che potrebbe aiutare a rimuoverle anche dagli altri vini.

TUTTI i nettari d’uva, infatti, contengono naturalmente sostanze che, se presenti in quantità eccessive, possono sopraffare il bouquet fruttato o floreale, con la conseguenza di un aroma sbilanciato. In particolare, sotto accusa sono finite le alchil-2-metossipirazine (MP), che conferiscono ai vini aromi vegetali, come il peperone verde. I viticoltori hanno tentato di rimediare a questo problema utilizzando additivi come carbone attivo e trucioli di rovere, ma senza ottenere risultati. Adesso i ricercatori australiani hanno messo appunto questo sistema di nanoparticelle magnetiche a base di ossido di ferro, in grado di attrarre queste molecole e assorbirle. In una decina di minuti, sostiene Jeffery, il problema è stato eliminato, lasciando inalterato il resto del bouquet.

CAMBIAMO EMISFERO e restiamo più vicini a noi: Costantino Sirca, del Dipartimento di Agraria dell’università di Sassari – con la collaborazione del Dipartimento di Ingegneria elettronica dell’ateneo di Cagliari, dell’Istituto di Biometereologia del Cnr e di Agris Sardegna, oltre che dei coltivatori che hanno aderito –, ha messo a punto Ga-vino, uno strumento innovativo che, elaborando dati di varia natura, stabilisce la giusta dose d’acqua per irrigare le vigne. «L’area del bacino mediterraneo – spiega Sirca – sarà quella più influenzata dai cambiamenti climatici, con l’alternanza tra ondate di calore, siccità e piogge intense. Conoscere e quantificare le esigenze idriche diventa fondamentale». Moderno ‘indovino’, Ga-vino può dunque assicurare che la produzione di cannonau e vermentino non risenta di questi sbalzi. «Realizzeremo un sistema elettronico distribuito con sensori di varia natura dislocati nel vigneto – spiega Massimo Barbaro, docente universitario –, moduli wireless che raccolgono l’informazione locale e la trasmettono, e un nodo centrale che si collega alla rete (cloud) per mettere a disposizione tutti i dati che verranno poi elaborati e presentati su una pagina web o una webapp in forma grafica».