Mercoledì 24 Aprile 2024

Marco Nannetti: Cevico chiama Romagna

Vitigno. Foto Eroyka via Pixabay

Vitigno. Foto Eroyka via Pixabay

LUGO (Ravenna) UN GRANDE gruppo cooperativo con le radici in Romagna ma con ambizioni nazionali. Cevico ha da poche settimane un nuovo presidente, Marco Nannetti, imolese, da 27 anni nel mondo del vino. Ha ricevuto il testimone da Ruenza Santandrea, per dodici anni alla guida del consorzio di Lugo, che sotto la sua gestione è diventato uno dei primi player dell’enologia nazionale. Ruenza continuerà a rappresentare il vino cooperativo in Italia e in Europa, mentre Nannetti eredita un’impresa «coesa, solida, in salute e in crescita». I conti sono in ordine: l’ultimo fatturato consolidato è stato di circa 147 milioni, con il 30% di export. E sull’export punta molto il neopresidente: «Già serviamo 62 paesi nel mondo. Vogliamo crescere nell’imbottigliato/confezionato nei mercati dove già siamo protagonisti. Dalla Cina al Giappone, dalla Francia alla Russia agli Stati Uniti». Il modello cooperativo nel mondo del vino sta funzionando. Il rinascimento enoico dell’Italia passa anche attraverso la metamorfosi di queste grandi cantine (Cevico sforna 100 milioni di pezzi all’anno) che hanno saputo coniugare quantità e qualità, con positive ricadute sul territorio e sull’economia di intere regioni. DALLO sfuso, al vino in brik di primo prezzo, alle bottiglie di buona e alta qualità riservate sia alla Gdo che all’horeca (enoteche-ristoranti), al biologico, ai progetti di zonazione territoriale, fino ai Tre bicchieri vinti col sangiovese superiore. Il percorso di Cevico copre tutte le fasce di mercato e non si ferma. «Il prossimo obiettivo – spiega Nannetti – è di imbottigliare tutto il nostro vino per dare più valore e redditività ai soci, che sono i veri padroni. Siamo nati con lo sfuso ma la logica del vino commodity non premia più. Il futuro è del confezionato, garantito dalla qualità del modello cooperativo». La base produttiva sono cinquemila viticoltori, dimensione media delle imprese 1,7 ettari, che difficilmente sarebbero sopravvissuti senza la forza aggregante e organizzata di un grande gruppo cooperativo. «Oggi si può dire che senza Cevico la Romagna enoica non sarebbe la stessa e anche lo stesso territorio romagnolo non sarebbe lo stesso». L’OBIETTIVO di creare valore per i soci si è tradotto nell’ultimo bilancio in 6 milioni di euro di plusvalore girato ai soci. E la crescita delle grandi cantine cooperative – ci tiene a sottolineare il neopresidente – «in questi anni non è antagonista o concorrenziale ai piccoli e medi produttori privati: l’interesse è comune e reciproco. Quando andiamo all’estero apriamo spazi per tutti, ad esempio in Cina». Nannetti parla di un «sistema Romagna» che deve crescere col contributo di tutti, privati e coop. Anche col grande concorrente, la Caviro del Tavernello? «Forse prima di Vinitaly ci saranno delle sorprese su questo fronte. Se si parla di accrescere il valore percepito del brand Romagna noi ci stiamo, non ci tireremo indietro». Le linee di sviluppo del futuro di Cevico fanno perno sul concetto di sostenibilità ambientale, economica e sociale «che vanno di pari passo».