Obiettivo Export

Settanta aziende delle Marche investono in 6 paesi extra-Ue come Stati Uniti, Canada e Cina. Mazzoni "grande segno di identità del territorio".

Vino export

Vino export

ANCONA, LE MARCHE raddoppiano il numero di aziende che investono all’estero: da 35 a 70. Un dato clamoroso se si pensa al calo produttivo dell’ultima annata, ma eloquente perché «testimonia dell’eccezionale interesse che i vini di questa regione suscitano nei mercati internazionali. I nostri viticoltori guardano all’estero per lo sviluppo», spiega Alberto Mazzoni. Il direttore dell’Istituto marchigiano di tutela vini premette: «Il grande lavoro di squadra fatto con la Regione e col consorzio dei vini Piceni ha permesso alle Marche di essere tra le primissime regioni italiane a varare l’operazione mercati esteri, frenata a livello nazionale dalle problematiche ministeriali di Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura, ndr) che ha costretto l’Italia a partire con 6 mesi di ritardo rispetto agli altri Paesi europei». Quindi Mazzoni snocciola i mercati nel mirino delle settanta aziende marchigiane: «Usa, Cina, Canada, Giappone, Russia e Svizzera. Sono questi i sei Paesi obiettivo dei vini marchigiani, secondo il programma messo in campo grazie alla misura comunitaria Ocm vino Promozione Paesi terzi». Dove finiscono i vini marchigiani? Sui banchi delle enoteche specializzate, nei ristoranti, nei negozi specializzati e solo in minima parte nella grande distribuzione: «Un mercato di media e alta gamma – spiega Mazzoni – come alta è la qualità dei prodotti che esportiamo e notevole il rapporto qualità prezzo». Le carte vincenti? «Il vitigno e l’etichetta sono una garanzia e un grande segno di identità del territorio».

IL PROGETTO regionale potrà contare su un investimento di oltre 2,2 milioni di euro, cifra compartecipata al 50% da fondi Ue. Primi due test al Prowein di Dusseldorf (18-20 marzo) e il Vinitaly di Verona (15-18 aprile), poi si passerà ad azioni mirate anche fuori Europa, con il Verdicchio a fare ancora da locomotore. Ma non solo: «Occorre evidenziare – rimarca Mazzoni – la grande crescita degli altri vini. Nei 6 Paesi extra Ue si concentrerà la promozione non solo di Verdicchio dei Castelli di Jesi e quello di Matelica, ma anche di Rosso Conero, Bianchello del Metauro, Lacrima di Morro d’Alba e delle altre denominazioni (sono 15 in tutto) dell’area di competenza del maxi-consorzio marchigiano, attraverso azioni concentrate su attività di informazione, pubblicità, studi, incontri e partecipazione a fiere di settore».

LA PARTE DEL LEONE la faranno gli Stati Uniti, che restano il primo importatore di vino marchigiano nell’extra-Ue con il 38% del budget previsto. A seguire azioni importanti per mercati come Canada (27% del plafond), Giappone (9%), Svizzera (5,2%) o per le piazze emergenti di Cina (15,4%) e Russia (5,5%). Fondamentale, per Mazzoni, «la sinergia col consorzio vini Piceni, che consente di portare all’estero tante piccole imprese di altissima qualità che da sole non ce la farebbero, anche attraverso un unico grande brand del vigneto Marche. Un aspetto ancora più significativo, se si considera che quest’anno si celebrano le nozze d’oro dei due principali prodotti regionali: il Verdicchio dei Castelli di Jesi e il Rosso Piceno». Nel solo 2017 il totale degli investimenti messi in campo dalle aziende socie Imt con i contributi comunitari hanno sfiorato i 10 milioni di euro. Sempre lo scorso anno il Consorzio ha coinvolto 200 imprese in progetti promozionali legati all’Ocm (34) e ai Piani di sviluppo rurale (165). Il calo produttivo non ha frenato i mercati: «Nei primi 9 mesi del 2017 – conclude Mazzoni – l’export marchigiano ha segnato una crescita del 4,7%, per un trend che nei 12 mesi supererà quota 50 milioni».