Il maestro Mescolavin

Paolo Pellegrini

Paolo Pellegrini

‘MESCOLAVIN’. Anzi, ‘minestraio’ del vino. Se li cuciva addosso lui, con la consueta garbata ironia: eppure, quanti nasi storti immagino ad associare questi termini così in apparenza negativi all’Uomo del Rinascimento. Quel Giacomo Tachis che giusto mezzo secolo fa, con le prime tremila bottiglie della prima annata del Sassicaia lanciata a Bolgheri insieme al marchese Mario Incisa della Rocchetta fece da starter alla rivoluzione dell’enologia italiana. ‘Mescolavin’, ma senza offesa: insieme umanista e uomo di scienza capiva quanto fosse centrale, per realizzare un vino, l’arte del blend, alchimia tra robusta cultura della biochimica e della microbiologia mixata a squisita sensibilità per cogliere l’alito di un vento, il sapore di un terreno, lo sguardo di un contadino. Per un fortunato incrocio di calendario, a quasi tre anni dalla scomparsa (febbraio 2016) ma proprio nei giorni del suo 85esimo compleanno, due delle sue patrie, la Toscana e la Sardegna, dedicano di seguito belle iniziative alla lezione di Giacomo Tachis, più che mai viva in tempi di ritorni al vino che racconta, che spiega, che fotografa identità. Che seduce. Discretamente, come avrebbe voluto lui, lontano dai clamori e clangori urlati di forzate ribalte mediatiche, ma con l’occhio e il cuore attenti al suo insegnamento.

LO HA FATTO nell’ultimo weekend la Cantina Santadi, culla della rinascita di una viticoltura fin lì costruita sulle cisterne, sulle intere navi di vini da taglio partite per ogni dove, e spinta invece da Tachis a misurarsi sul metro della qualità. Con l’emblematica scelta dell’uva Carignano e – in cima a tanti ricordi commossi fatti materia in un busto in bronzo di Carlo Pizzichini e in un ritratto di Elisabetta Rogai, e perfino nella targa di una via – quella romantica immagine delle viti piantate sulle dune di Porto Pino e bagnate dagli spruzzi del mare. Lo farà, tra due giorni, la cantina-cattedrale degli Antinori, nel Chianti Classico, con un convegno voluto da Zeffiro Ciuffoletti e pronto a ripercorrere, con la sapiente regia di Bruno Vespa, il tempo del vino prima e dopo Tachis. E grazie a Tachis. Tutto questo è diventato anche un bellissimo libro, ‘Giacomo Tachis Mescolavin’, 500 pagine di grande formato, edito da Carlo Cambi con il contributo di ChiantiBanca, testi di Andrea Cappelli e foto di Bruno Bruchi più le testimonianze di amici e collaboratori e le ricette di 27 chef stellati, ciascuna dedicata a un vino creato da Tachis.