Giovedì 18 Aprile 2024

Botti sempre più piene nella cantina Italia. E i prezzi scendono

Giacenze a 38 milioni di ettolitri

Botti vino

Botti vino

BOLOGNA, SEMPRE più pesanti le giacenze di vino nelle cantine italiane. Con la conseguenza di far scendere i prezzi del vino e di indurre le cantine (visti consumi interni fermi) a spingere sempre più sull’export. La fotografia è di Vite&Vino – rivista bimestrale de L’Informatore Agrario – che ha incrociato i dati dei registri telematici dell’Icqrf (Ispettorato centrale Repressione Frodi) coi numeri di Istat e Ismea (Istituto mercati agricoli). Il risultato è di giacenze a fine maggio 2019 di prodotti a denominazione a quasi 38 milioni di ettolitri, l’equivalente di 5 miliardi di bottiglie Dop e Igp tra vini rossi, rosè e bianchi. Complice una vendemmia 2018 ricca ed evidentemente lunga da smaltire, anche le denominazioni bianchiste più importanti conservano in pancia alle botti ancora tanto vino, complessivamente quasi il 20% in più rispetto allo scorso anno. La corazzata Prosecco, per esempio – dice Vite&Vino – a fine maggio scontava uno stoccaggio del 31,7% superiore all’anno precedente (e per contro un calo del prezzo medio di oltre il 20%), la Doc Delle Venezie (Pinot Grigio) a +45,6%, il Gavi a +29,4%, il Vermentino di Sardegna a +21,6%, il Lugana a +29,2%, il Pignoletto a +21,9%. In controtendenza Asti, Soave e Bianco di Custoza, che presentano scorte inferiori all’anno precedente. Le buone notizie arrivano dal volume delle giacenze in via di smaltimento (-17% da gennaio a maggio sul totale dop-igp, -25% per il Prosecco) oltre che dall’export, che tiene in termini di valore e fa segnare per i bianchi Dop del Veneto (che rappresentano il 41% degli stock della tipologia), il triplo delle vendite dell’imbottigliato nel primo bimestre di quest’anno.

LA SITUAZIONE sta inducendo molte grandi denominazioni a stringere i cordoni del disciplinare per ridurre la produzione. Così il Consorzio della Valpolicella, che rappresenta oltre l’80% dei produttori che utilizzano la denominazione, ha approvato la riduzione per la vendemmia 2019 della resa totale per ettaro (110 quintali, anziché 120) e la riduzione della cernita per la messa a riposo delle uve per la produzione di Amarone e Recioto al 40% (da disciplinare è al 65%), cernita che però può crescere del 5% per le aziende certificate bio. La filiera Valpolicella-Amarone-Ripasso ha visto crescere negli ultimi 10 anni di quasi il 30% la superficie degli impianti. Un’altra grande denominazione del Veronese-Bresciano come il Lugana Doc, che ha visto la produzione quadruplicata dal 2000 fino ad arrivare a quasi 2.500 ettari (solo dal 2014 al 2018 + 60%), invierà a Regione Veneto e Lombardia una formale richiesta di stoccaggio del 10% del vendemmiato 2019 (misura flessibile e reversibile) fino al 31 dicembre 2020. Ulteriori misure di governo dell’offerta sono rivolte al controllo dei vigneti al terzo anno d’impianto, e il blocco delle rivendicazioni per gestire in maniera coerente volumi produttivi rispetto alla domanda.