FANO (Pesaro Urbino), LA DOC, prima ad essere approvata nella provincia di Pesaro-Urbino, ha appena festeggiato i cinquant’anni. Il vitigno conserva una storia molto più lunga. Millenaria. Il Bianchello del Metauro è ciò che Alberto Mazzoni, direttore dell’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt), definisce «simbolo identitario del proprio territorio». Un vino da sempre caratterizzato da piacevolezza e freschezza e che negli anni si è evoluto, per essere riconosciuto anche come prodotto strutturato e longevo. La denominazione si estende lungo il basso e medio corso del fiume Metauro, con 200 ettari di superficie coltivata, 66 viticoltori, 21 vinificatori e 30 imbottigliatori impegnati, una produzione di 10.712 ettolitri e 1,2 milioni di bottiglie nel 2018. Aziende per lo più familiari e spesso con giovani al timone di comando, espressione di un territorio che cerca di imporsi valorizzando le proprie eccellenze. Oggi, se la provincia di Pesaro vanta una crescita del 370% dell’export di vino in un decennio – Germania, Cina e Usa le principali destinazioni –, il merito è anche del suo bianco autoctono.
UNO SCENARIO emerso nel convegno ‘Vino da mare’ organizzato a Fano dall’Imt, proprio in occasione dei festeggiamenti per i cinquant’anni della Doc Bianchello del Metauro. L’analisi del responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini, testimonia che il 31% delle 408 Dop della penisola vanta aree con sbocco sul mare, con Marche, Liguria, Sardegna, Sicilia, Calabria, Puglia, Molise e Abruzzo che presentano una percentuale ‘marittima’ delle loro denominazioni oltre il 75%. Un’incidenza tra i principali Paesi produttori destinata a crescere se si tiene in considerazione che – fatta eccezione per il Prosecco, che comunque in piccola parte si affaccia sulla costa – in Italia la produzione di vini da mare è cresciuta negli ultimi anni del 45%, a fronte di un +13% degli altri vini. Il mercato sembra assecondare la tendenza: tra le 7 regioni italiane cresciute nell’export di oltre il 90% nell’ultimo decennio, 4 presentano una forte incidenza di vigneti ‘marittimi’ (Marche, Sicilia, Puglia e Abruzzo). «Una componente importante per le esportazioni è data dal turismo – le parole di Mazzoni –: attirare qui un numero sempre più alto di stranieri può costituire una leva fondamentale per la promozione delle produzioni autoctone». Vale anche per il Bianchello del Metauro.