Giovedì 25 Aprile 2024

Cantina Cològnola: verità in bottiglia

Niente pesticidi, pochi solfiti e affinamento in acciaio: il segreto di un Verdicchio che ha conquistato il mercato

vino bianco

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JESI, VERITÀ IN BOTTIGLIA, purezza, pochi solfiti (i conservanti del vino) aggiunti: tre concetti che segnano il percorso di luce della cantina Cològnola che produce Verdicchio dei castelli di Jesi senza passaggi in legno, ma solo in acciaio, da terreni in conversione biologica. La prima vendemmia certificata sarà quella del 2018. Tutto nasce nel 2010 quando Walter Darini, imprenditore che produce cappe e ferri da stiro ma con una grande passione per la terra, acquista l’azienda agricola Tenuta Musone: 75 ettari, di cui 25 a vigneto (il 90 per cento di Verdicchio, il 10 di Montepulciano), nel comune di Cingoli, a 360 metri sul livello del mare. Terreni ricchi di calcare e influenza del mare donano mineralità e sapidità ai vini. In tutto 150mila bottiglie di cui il 40 per cento va all’estero grazie all’azione di marketing della responsabile Serena Darini.

Serena, cosa significa fare vini puri? «Significa evitare pesticidi, limitare i solfiti, ovvero i conservanti, non affinare in legno e puntare invece sulle botti di acciaio assaggiando il vitigno in purezza, appunto»

Un messaggio poco commerciale: il mercato apprezza? «Molto e questo ci incoraggia. La gente chiede vini freschi, di bella acidità, oltre che di frutto e questa è la nostra filosofia».

Mercato italiano? «Per la maggior parte sì, ma non solo. All’estero abbiamo iniziato anni fa con la Germania e l’Olanda, ma adesso stiamo esportando il Verdicchio anche in Belgio e Regno Unito e quest’anno siamo entrati in Canada, oltre che in Russia. E anche le guide ci segnalano ai vertici».

Un esempio? «Il nostro Verdicchio Ghiffa è ‘Grande vino’ per la guida Slow wine: esce dopo un invecchiamento in cantina sulla feccia nobile di almeno 12 mesi, maturazione dell’uva più importante, età dei vigneti più avanzata, ed è forse l’espressione del Verdicchio più tradizionale. Vino morbido al palato, con caratteristica nota ammandorlata del Verdicchio, elegante e di buona beva. Ma anche i nostri spumanti metodo classico, con periodi di affinamento sui lieviti in bottiglia che vanno da 12 a 48 mesi, sono molto apprezzati».

D’accordo i vini da primato, ma esiste un vino quotidiano anche in una cantina importante? «Certo, la stessa guida Slow wine premia come ‘Vino quotidiano’, ovvero da bersi ogni giorno e in ogni occasione, il nostro Verdicchio ‘Via Condotto’, che punta sulla bevibilità e ha appena vinto la medaglia d’argento al concorso Decanter».

Oggi molti guardano al mercato cinese: anche voi? «Il mercato cinese è attento ai rossi. Ci siamo presentati bene con i nostri Montepulciano: il ‘Cantamaggio’, che vuole esprimere il frutto e perciò invecchia solo in acciaio, equilibrato morbido e fruttato. E poi il ‘Buraco’ Rosso Montepulciano. Si abbinano bene alla cucina orientale e hanno un rapporto qualità prezzo eccellente su un mercato dalle potenzialità enormi».