Sabato 20 Aprile 2024

Valpolicella ha detto stop

Produzione eccessiva: il Consorzio di tutela ottiene il via libera del Veneto alla richiesta di bloccare gli impianti per tre anni

Vigneto

Vigneto

VERONA, UNA delle più importanti denominazioni italiane – la più importante del Veneto – ossia Valpolicella (8.200 ettari di vigneto e una produzione complessiva certificata di oltre 60 milioni di bottiglie per un giro d’affari di 600 milioni) blocca gli impianti per 3 anni. La Regione Veneto ha dato via libera alla richiesta del Consorzio di tutela vini Valpolicella per uno stop drastico ai nuovi vigneti per 36 mesi a partire dal 1 agosto. «Richiesta nata con l’obiettivo di riequilibrare il mercato attraverso una gestione controllata della superficie vitata e della relativa capacità produttiva», recita il Cda del Consorzio.

«IL SUCCESSO dei nostri vini – dice il presidente del Consorzio, Andrea Sartori – è piuttosto recente e anche per questo ha bisogno di essere gestito al meglio. Negli ultimi 10 anni il territorio ha visto crescere la propria superficie vitata di circa il 30%, con un incremento produttivo che sfiora il 40%, con un +50% di uve messe a riposo per Amarone e Recioto». Insomma servono scelte drastiche «e coraggiose per garantire la corretta remuneratività della filiera e la tenuta del prezzo medio». Allo stop agli impianti si affiancano «misure straordinarie di riduzione sia delle rese che della cernita delle uve destinate all’appassimento».

IL BLOCCO riguarderà tutto il potenziale viticolo della denominazione Valpolicella; accanto alle varietà principali di uve (Corvina, Corvinone, Rondinella) destinate a Valpolicella base, Ripasso, Amarone e Recioto, saranno infatti comprese anche tutte le varietà complementari ammesse nei disciplinari di produzione. Il contenimento delle produzioni sembra diventata la via maestra di molte grandi Doc italiane. Dal Consorzio del Lugana (il bianco gardesano) al Consorzio Doc delle Venezie che ha seguito le orme della Valpolicella nel sospendere per 3 anni (sempre dal 1 agosto) la possibilità di iscrivere allo Schedario viticolo nuove superfici vitate a Pinot grigio. Le superfici del bianco più esportato negli Usa sono aumentate del 60% negli ultimi 5 anni , raggiungendo quasi i 26.000 ettari oggi in produzione tra Veneto, Trentino e Friuli.

SULLA SCELTA di bloccare per 3 anni gli impianti nella Valpolicella prende posizione l’associazione Famiglie storiche, tredici cantine di tradizione (Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre D’Orti, Venturini e Zenato) che hanno aperto da tempo un contenzioso col Consorzio e che rappresentano 2,3 milioni di bottiglie di Amarone (80% di export). Il neopresidente delle ‘Famiglie’, Alberto Zenato giudica il blocco non risolutivo. «Il valore, infatti, è strettamente legato alla domanda di prodotto e la domanda sarà forte solo se il prodotto/vino sarà eccellente. In questo senso limitare le quantità non coglie nel segno: vanno invece incentivate le aziende virtuose capaci sia di produrre sia di vendere Ripasso e Amarone».

SULLE MODIFICHE ai disciplinari di Amarone e Ripasso, Zenato ricorda le proposte fatte dalle Famiglie al ministero «affinché entrambi questi vini si presentino identitari e forti sui mercati di tutto il mondo». Ad esempio nel caso del Ripasso la proposta delle Famiglie va nel senso di una riduzione delle quantità e di una maggior tutela dell’identità del vino. E per l’Amarone «ci sembra necessario – dice Zenato – migliorare i tempi di affinamento del vino portandoli da due a tre anni per l’Amarone e da tre a quattro anni per l’Amarone Riserva con, in quest’ultimo caso, un riposo in bottiglia di almeno sei mesi prima della vendita».