I vigneti della Bonifica

Antonio Santarelli ha riconvertito un'area dell'Agro Pontino dove produce vini che richiamano i modelli bordolesi e californiani

Vigneto

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LATINA, IL VINO dove non te l’aspetti. Un territorio senza un grande passato ma con un avvenire certo davanti. Il pioniere-demiurgo si chiama Antonio Santarelli; il suo Agro Pontino enoico è tutto declinato alla francese. Trovatosi alla guida dell’azienda agricola di famiglia, Casale del Giglio, a Le Ferriere, non lontano dall’antica città romana di Satricum, provincia di Latina (circa 50 chilometri a sud di Roma) intuisce che quei terreni frutto delle grandi bonifiche degli anni ’30 sono un’area vergine da riconvertire. Senza un passato, più facile costruire un futuro. Dinastia di commercianti romani con origini abruzzesi, Antonio, ultima generazione della dinasty, ama sperimentare.

«UN PO’ per stupire, interessare. E anche per dimostrare le grandi potenzialità del nostro territorio». E ci è riuscito. Tutto cominciò col forte attaccamento all’attività tradizionale di famiglia, quella di mercanti di vino, risalente al 1914 con il bisnonno Berardino. Nel 1967 arriva l’acquisizione della grande tenuta (164 ettari solo di vigna) nell’Agro Pontino, oggi in parte biologica e il resto ecosostenibile. D’accordo col padre Dino nel 1985 Antonio avvia un progetto innovativo, mettendo a dimora sui terreni quasi 60 diversi vitigni sperimentali, un vero laboratorio enoico, da cui selezionare le attuali 20 varietà coltivate. Da uve rosse come Syrah e Petit Verdot, o bianche come Sauvignon, Chardonnay, Viognier o Petit Manseng, con la consulenza del fedele enologo Paolo Tiefenthaler, nasce una gamma di vini (monovitigni o blend) che richiamano modelli bordolesi o californiani ma che si impongono sulle guide per stile, qualità e originalità, e presso il consumatore per un rapporto vincente qualità/prezzo.

DIETRO al progetto un team di consulenti illustri, dal prof. Attilio Scienza, all’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano alla Fondazione Mach di Trento, da cui proviene l’enologo Tiefenthaler. I modelli sono quelli praticati a Bordeaux, in Australia e in California: territori esposti all’influenza della costa, esattamente come l’Agro Pontino, che beneficia dell’influenza del Mar Tirreno. Antonio Santarelli la spiega così: «Lo sviluppo futuro della vitivinicoltura Italiana non risiede solamente nel consolidamento dell’immagine di zone dalla grande tradizione, ma anche nel raggiungimento, attraverso opportune scelte viticole ed enologiche, di produzioni di alto livello, caratterizzate dal giusto rapporto qualità-prezzo, in territori ancora poco conosciuti dal punto di vista del loro potenziale qualitativo viticolo ed enologico».

AD OGGI Casale del Giglio produce 1,7 milioni di bottiglie, vendute al 70% tra Roma e il Lazio, e fa ancora innovazione lavorando sul recupero e la valorizzazione di alcuni vitigni autoctoni del Lazio come la «Biancolella di Ponza», il «Bellone di Anzio» e, più recentemente, il «Pecorino di Amatrice-Accumoli».