Giovedì 25 Aprile 2024

Sorsi da abbinare al cucchiaio d'argento

Luca Bonacini

Luca Bonacini

SE, PER DECENNI, ha accompagnato mamme e nonne nel loro desiderio di rendere il focolare più accogliente e appetitoso, diventando parte integrante delle cucine d’Italia, oggi il ‘Cucchiaio d’argento’ è un testo gourmet apprezzato da tutti gli appassionati. Voluto nel 1950 da Gianni Mazzocchi, fondatore dell’Editoriale Domus, è tra i testi fondamentali della cucina di casa e rappresenta la summa delle ricette più in voga nella Penisola. Un vero best seller, divenuto riferimento per i foodlovers di ogni età grazie a 10 edizioni pubblicate, oltre due milioni di copie vendute in Italia e altrettante nel resto del mondo (dove è tradotto in 12 lingue). Sedici capitoli tematici, 2.100 ricette, ognuna col conteggio delle calorie, e tanti i contenuti che si sono aggiunti nel corso dei decenni, tra cui sezioni sul pane, sui piatti unici e sulle conserve home made. Ma è l’abbinamento vino-cibo a rendere più attuale la pubblicazione: nell’ultima edizione, questa sezione porta la firma dell’enogastronomo Stefano Caffarri, responsabile dei progetti speciali del Cucchiaio d’Argento. «Sul sito web www.cucchiaio.it, il vino è stato introdotto nel 2012 – racconta Caffarri –, a sottolinearne il ruolo di complemento alla tavola e la grande valenza socioculturale ed economica, mentre, nel volume, gli abbinamenti sono presenti da più tempo». È complesso abbinare a tanti piatti, altrettanti vini? «L’abbinamento è molto personale e, pur essendoci alcune regole di fondo, può essere interpretato in mille modi. La vera difficoltà è trovare un abbinamento legato ad una ‘atmosfera’ gustativa, visto che ci limitiamo a suggerire un DOC o una DOCG sulla base delle principali e condivise sfumature, senza segnalare il produttore».

COME AVVENGONO i tasting? «Utilizziamo una mappa mentale, cercando di offrire una gamma di prodotti reperibili in tutta Italia, un vino del nord, uno del centro e uno del sud, privilegiando un criterio di accessibilità piuttosto che uno troppo specialistico». Ci sono vini italiani che ti sono sembrati più duttili agli abbinamenti? «Alcune realtà ricorrono più facilmente: il Verdicchio dei Castelli di Jesi o il Chianti nelle sue versioni fanno capolino più frequentemente, rispetto, ad esempio, all’Ormeasco di Pornassio. Poi ci sono le preferenze personali e, se nel volume troverete più referenze a base Nebbiolo o qualche Lambrusco, è solo per amore...».