Martedì 23 Aprile 2024

«Il Vin Santo di Vigoleno per stupire tutti a fine pasto»

Giovanni Solaroli

Giovanni Solaroli

FAENZA (Ravenna), È LA PIÙ TIPICA delle situazioni in questi giorni, in cui si moltiplicano le cene di Natale. La domanda ricorrente è una: quale vino portare ad amici e parenti senza conoscere il menù? A rispondere è Giovanni Solaroli (nella foto), docente Ais e referente della Romagna della guida curata dall’Associazione dei sommelier Vitae.

Con quale bottiglia si fa sempre bella figura? «Di solito i menù natalizi iniziano con crostini, o di pesce o con carne come i fegatini, quindi un po’ dolci e un po’ amari. L’ideale è uno spumante brut come un Franciacorta Saten, un pochino più morbido. Eviterei i pas dosé, più estremi, che non rendono allo stesso modo in tutte le annate. Oppure nell’Oltrepò Pavese possono esserci bollicine in grado di sostenere anche i tradizionali tortellini o cappelletti».

Continuiamo con il pesce, che si trova di solito sulle tavole della vigilia. «Non si sbaglia mai con un Verdicchio marchigiano, spesso di grande carattere. Oppure un Fiano o un bianco dell’Irpinia (Campania, ndr). Sono vini del sud, ma in realtà nascono in collina e sembrano ‘nordici’: si possono abbinare anche alle carni bianche. Restando sul pesce, sia primi che secondi, o risotti, un’altra tipologia dall’ottimo rapporto qualità/prezzo è anche il Pecorino, delle basse Marche o Abruzzo. Con interpreti di grande valore».

Una dritta per le carni? Ad esempio gli arrosti... «Metterei un Sangiovese di Romagna o un Rosso di Montalcino, ‘immediato’, che non richiede troppo invecchiamento».

Un vino per stupire? Magari al momento del dolce? «Dal Piacentino, il Vin Santo di Vigoleno: una perla dell’Emilia-Romagna».