"Drammatizzare è sbagliato. C’è la rigenerazione"

Matteo Dell’Acqua

Matteo Dell’Acqua

BUSTO ARSIZIO

"La plastica non solo ha un futuro sostenibile ma una storia sostenibile. È sbagliato pensare che tutta la plastica finisca nell’ambiente. Bisognerebbe fare una distinzione fra l’uso delle materie plastiche negli imballaggi dove è utilizzata una sola volta e poi distrutta, e il suo impiego nella realizzazione di beni durevoli. Inoltre una parte rilevante nella produzione arriva da fonti di recupero, da plastica che ha già avuto una prima vita e viene poi rigenerata in nuovi prodotti". La precisazione è di Matteo Dell’Acqua (nella foto), presidente di "Yes for Europe 2022", la confederazione europea dei giovani imprenditori che riunisce circa 100mila imprenditori under 45, e amministratore delegato di Adflex, azienda di Busto Arsizio specializzata nell’estrusione di materie plastiche. Due sono le strade per il recupero della plastica. Col riciclo post-industriale le aziende recuperano i propri scarti e li reinseriscono nel ciclo produttivo. Con nuove tecnologie in grado di operare una filtrazione efficace è poi possibile ottenere plastica nuovamente pulita e di qualità attraverso il riciclo post-consumo.

Secondo Dell’Acqua la partita della sostenibilità si gioca anche con un’informazione corretta. "Sono il primo ad essere convinto che bisogna ridurre l’utilizzo di plastiche e di tutti i materiali, spingendo su filiere di recupero e rigenerazione. Ma servirebbe un’informazione più accurata sugli impatti reali delle nostre aziende. In Lombardia, in Italia e in Europa operano diversi distretti che utilizzano la plastica in modo responsabile con impatto ambientale limitato. Le nostre filiere sono sottoposte al regolamento europeo Reach che traccia ogni sostanza presente nei nostri manufatti, escludendo l’uso di quelle "proibite". Il punto è che la situazione non è la stessa in altri continenti: non bisogna dunque generalizzare. E non è neppure strategico penalizzare troppo le nostre imprese che utilizzano plastiche di recupero, inserendo nuovi costi: le si rendono meno competitive rispetto a quelle estere, meno sensibili ai temi dell’ambiente".

Annamaria Lazzari