Martedì 16 Aprile 2024

"Gas alle stelle Imprese stremate"

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di Paolo Tomassone

Un imprenditore è abituato a ragionare con i numeri. E con i numeri alla mano studia le migliori strategie per la propria azienda, per arrivare preparati alle nuove sfide e per affrontare i momenti difficili. Questa volta i numeri non tornano. Lo dice già da diversi mesi: da quando si è affacciata per la prima volta la crisi delle materie prime – col rischio per tutta la filiera della ceramica di dover rallentare la produzione – e da quando lo spettro della guerra ha cominciato a seminare paura alle porte dell’Europa.

Poi l’ha ripetuto quest’estate quando i prezzi dell’energia hanno iniziato a schizzare in alto, lasciando gli imprenditori senza alcun margine di manovra, attoniti davanti alle bollette del gas e dell’elettricità salite a cifre stratosferiche, nella quasi immobilità della poltica e dei decisori internazionali. Ecco perché le parole del presidente di Confindustria Ceramica, Giovanni Savorani, sono ben ponderate.

"L’energia purtroppo è un problema che è esploso, ma a nostro avviso c’è una scarsa percezione della dimensione del problema, che è di dimensione apocalittica". E qui, appunto, i numeri non mentono. "Basta fare un calcolo: in un anno il costo del gas è stato pagato circa un euro a metro cubo in più, e quindi 70 miliardi di metri cubi sono un paio di finanziarie. Questa è la dimensione. E per il momento tutto è sulle spalle delle imprese e delle famiglie".

Il governo Draghi ha provato a metterci una pezza, con le misure introdotte con il decreto aiuti ter che aumenta il credito d’imposta per l’autunno, ma "non è sufficiente" per risolvere il problema che ha delle conseguenze pericolosissime su tutto il settore, sulle industrie che dopo l’estate non hanno ancora riacceso del tutto i forni per cuocere le piastrelle, ma anche sulla catena dell’indotto. "Sono misure che vanno nella giusta direzione ma sono lontane rispetto alla dimensione reale del problema – insiste il presidente degli industriali –. È un aiuto ma la cosa oramai è estremamente grave" che non basta un semplice rammendo per rimediare lo strappo enorme sul vestito.

"Il nostro settore oggi paga l’energia più di quanto era il costo totale delle piastrelle nel 2019. Se questa escalation di costo dell’energia non si ferma o torna indietro ci mette fuori mercato con gli altri continenti, perché solo in Europa sta succedendo in questo momento una cosa del genere".

E allora, che cosa urgentemente per evitare danni peggiori di quelli già annunciati? "Oltre ad una generale moratoria sui mutui, sia per le famiglie che per le imprese, chiediamo una maggiore estrazione di gas nazionale che ci consenta di avere il metano ad un prezzo più congruo e compatibile col mercato". Di questo l’associazione ne sta parlando da tempo con i tecnici del ministero della Transizione ecologica. E lo faranno ancora nella giornata inaugurale del Cersaie di Bologna con il ministro Roberto Cingolani.

"Sulla competitività internazionale del settore ceramico – insiste Savorani – siamo convinti che la sostenibilità sia un fattore strategico, per il quale abbiamo fatto e continuiamo a fare significativi investimenti che ci pongono in una posizione di leadership rispetto ai nostri competitor internazionali. Noi siamo energivori per 30 minuti per creare un prodotto che ha una vita di oltre 50 anni".

Ecco perché più che gli slogan da campagna elettorale, il presidente di Confindustria Ceramica bada ai numeri e ai fatti reali, gli unici che possono fornire un quadro realistico della situazione.

"La ceramica italiana è leader nella transizione energetica perché investe da sempre nel rispetto dell’ambiente – spiega – ma si devono creare le condizioni per mantenere la nostra competitività sui mercati internazionali. Non vogliamo una transizione ecologica che faccia perdere posti di lavoro".