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Un mercato in costante crescita, quello degli appalti pubblici italiani, che nel 2021 ha sfiorato i 200 miliardi di controvalore. Ma che si polarizza sempre di più verso le dimensioni maggiori. Tagliando fuori dalla partita le micro e le piccole imprese, l’ossatura dell’apparato produttivo nazionale, e favorendo piuttosto la parte progettuale rispetto a quella esecutiva dei lavori, con conseguenze su tempi e qualità finali. Per evitare l’ulteriore penalizzazione delle Pmi e rendere il mercato degli appalti pubblici italiani più equo, più trasparente, più efficace la CNA, che ha dedicato al tema il quarto Osservatorio Burocrazia, ha redatto una sorta di decalogo, dieci punti da offrire ai decisori politici in un momento, si auspica, di svolta nel settore. Si parte dalla necessità di avere certezza delle fonti, in quanto nel nostro ordinamento l’inflazione legislativa è acuta. Si passa per la semplificazione degli appalti sotto soglia, in modo da superare la continua assimilazione alle regole previste per i contratti di ammontare elevato. La terza proposta prevede una riserva obbligatoria in favore delle piccole imprese sul modello francese, che riserva alle Pmi il 10% del valore stimato di un contratto pubblico. L’introduzione della figura dell’ambasciatore delle piccole imprese negli appalti all’interno delle stazioni appaltanti è il quarto punto del decalogo.  Seguono: la piena digitalizzazione delle banche dati per ridurre gli oneri richiesti alle imprese e la trasparenza dei dati, per combattere il pesante deficit delle stazioni appaltanti. Per promuovere la crescita delle piccole imprese, dovrebbero essere previste facilitazioni alla partecipazione al mercato delle diverse forme di aggregazione degli operatori economici, superando alcune criticità che invece penalizzano i consorzi.  Al nono punto del pacchetto di richieste compare la proporzionalità dei criteri ambientali minimi, per evitare che il processo di recepimento di questi criteri si trasformi prima di tutto in una crescita degli oneri e in un ostacolo all’accesso alle procedure di gare, soprattutto per le micro e piccole imprese. Infine, ma solo in ordine numerico, la CNA propone la istituzione di una cabina di regia per monitorare l’attuazione della riforma, sulla scorta della lunga esperienza analoga maturata dagli Stati Uniti d’America. A.P.

Cosa Fare

I dati dell’Osservatorio Burocrazia della Confederazione



Un mercato in costante crescita, quello degli appalti pubblici italiani, che nel 2021 ha sfiorato i 200 miliardi di controvalore. Ma che si polarizza sempre di più verso le dimensioni maggiori. Tagliando fuori dalla partita le micro e le piccole imprese, l’ossatura dell’apparato produttivo nazionale, e favorendo piuttosto la parte progettuale rispetto a quella esecutiva dei lavori, con conseguenze su tempi e qualità finali. Per evitare l’ulteriore penalizzazione delle Pmi e rendere il mercato degli appalti pubblici italiani più equo, più trasparente, più efficace la CNA, che ha dedicato al tema il quarto Osservatorio Burocrazia, ha redatto una sorta di decalogo, dieci punti da offrire ai decisori politici in un momento, si auspica, di svolta nel settore.
Si parte dalla necessità di avere certezza delle fonti, in quanto nel nostro ordinamento l’inflazione legislativa è acuta. Si passa per la semplificazione degli appalti sotto soglia, in modo da superare la continua assimilazione alle regole previste per i contratti di ammontare elevato. La terza proposta prevede una riserva obbligatoria in favore delle piccole imprese sul modello francese, che riserva alle Pmi il 10% del valore stimato di un contratto pubblico. L’introduzione della figura dell’ambasciatore delle piccole imprese negli appalti all’interno delle stazioni appaltanti è il quarto punto del decalogo. 
Seguono: la piena digitalizzazione delle banche dati per ridurre gli oneri richiesti alle imprese e la trasparenza dei dati, per combattere il pesante deficit delle stazioni appaltanti. Per promuovere la crescita delle piccole imprese, dovrebbero essere previste facilitazioni alla partecipazione al mercato delle diverse forme di aggregazione degli operatori economici, superando alcune criticità che invece penalizzano i consorzi. 
Al nono punto del pacchetto di richieste compare la proporzionalità dei criteri ambientali minimi, per evitare che il processo di recepimento di questi criteri si trasformi prima di tutto in una crescita degli oneri e in un ostacolo all’accesso alle procedure di gare, soprattutto per le micro e piccole imprese. Infine, ma solo in ordine numerico, la CNA propone la istituzione di una cabina di regia per monitorare l’attuazione della riforma, sulla scorta della lunga esperienza analoga maturata dagli Stati Uniti d’America.
A.P.

Normative e sviluppo, scacco in dieci mosse  Nel 2021 un giro d’affari da duecento miliardi    

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Nel mirino dell’associazione gli appalti sotto soglia e la certezza delle fonti sull’inflazione legislativa

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