Mercoledì 24 Aprile 2024

Appalti Grido d’allarme degli artigiani "Coinvolgere le piccole imprese"

Il presidente nazionale di CNA Costantini richiama al confronto Governo e Parlamento per realizzare il Pnrr

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di Alberto Pieri

"Il treno del Pnrr rischia di deragliare se il nuovo Codice non realizzerà una effettiva e concreta apertura del mercato degli appalti pubblici alle piccole imprese. E’ nell’interesse del Paese". È l’allarme che lancia il presidente nazionale di CNA, Dario Costantini, presentando i risultati dell’Osservatorio burocrazia della Confederazione dedicato alla "giungla degli appalti pubblici".

Il nodo è che l’Italia deve spendere oltre 200 miliardi in pochi anni.

"Infatti dobbiamo correre ma la gatta frettolosa fece i gattini ciechi. Non basta spendere rapidamente. Le opere del Pnrr devono essere fruibili entro il 2026. La sfida è imponente ma non possiamo fallire. Per questo è necessario modificare rapidamente la rotta. Senza il contributo delle piccole imprese, la suddivisione in lotti e la qualificazione delle stazioni appaltanti, realizzare il Pnrr sarà un miraggio".

Il nuovo Codice degli Appalti è arrivato alla Camere. Qual è il vostro giudizio?

"Ci sono luci come i principi che ispirano il riordino normativo e l’introduzione del concetto di prossimità delle imprese ma anche molte ombre. Ad esempio la penalizzazione dei consorzi artigiani, il subappalto a cascata e l’assenza di meccanismi vincolanti per rendere obbligatoria la ripartizione degli appalti in lotti, specialmente per i bandi di valore più elevato. Confidiamo nel confronto con governo e Parlamento per individuare insieme le migliori soluzioni, per le imprese e per l’Italia".

I grandi lotti faranno accelerare i tempi?

"I maxi-lotti non sono la strada efficiente per mettere a terra le risorse. Al contrario, l’esperienza empirica dimostra che i grandi lotti comportano l’esplosione del contenzioso, l’allungamento dei tempi e la lievitazione dei costi. Il nuovo Codice deve scardinare vecchie logiche e correggere una rotta che ha mancato i grandi obiettivi della riforma: apertura del mercato alle Pmi, qualificazione delle stazioni appaltanti, trasparenza e digitalizzazione".

Perché è cruciale un maggiore coinvolgimento delle PMI?

"Intanto è uno dei pilastri della cornice legislativa europea che l’Italia ha recepito. Perché le piccole imprese sono il 94% del tessuto produttivo ma soprattutto per avere un mercato efficiente. Contrariamente a quanto affermano alcuni liberali della domenica, le piccole imprese tutti i giorni si confrontano con la concorrenza. L’Italia ha un problema di apertura dei mercati, a partire dagli appalti pubblici: circa 200 miliardi l’anno e un ruolo meno che marginale per le nostre imprese, dagli edili agli impiantisti, dal trasporto persone alle pulizie e l’elenco è molto più lungo".

Quali sono le principali criticità degli appalti pubblici?

"Mancanza di certezze. Il codice del 2016 è stato modificato oltre 800 volte, 45 decreti ministeriali e 17 linee guida dell’Anac. Un labirinto infernale E poi difformità delle procedure. Siamo il paese dei mille campanili e delle 36mila stazioni appaltanti che si comportano diversamente. Soltanto il 18% dei bandi pubblici prevede la suddivisione in lotti. Gli obblighi di trasparenza sono un optional: soltanto il 30% delle stazioni appaltanti garantisce la piena trasparenza delle informazioni di gara. E poi la solita cattiva burocrazia: ci sono bandi che richiedono fino a 150 allegati per partecipare alla gara. Ma l’evidenza più preoccupante è un’altra".

Di che cosa si tratta?

"Il 30% delle procedure di gara si svolge ancora in modalità cartacea. Centinaia di opere pubbliche essenziali rischiano di restare bloccate a causa di un sigillo apposto male. Parliamo di digitale, tecnologia blockchain mentre un terzo degli appalti pubblici è gestito ancora con pratiche che appartengono alla preistoria. E solo in casi eccezionali è digitalizzato l’intero ciclo di vita dell’appalto, dalla programmazione alla definizione del contratto. Siamo un grande Paese, con immense capacità ed energie. Abbiamo il dovere di valorizzarle".