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Vitamina D, l’alleata del sistema immunitario

Francesco Bertoldo: «Stimola le difese e regola la risposta dell’organismo agli agenti che scatenano le infiammazioni»

28/11/2021 - di Gloria Ciabattoni

Che la vitamina D sia una preziosa alleata per la salute delle nostre ossa è risaputo, ma forse è meno noto il ruolo importante che gioca nella prevenzione delle malattie respiratorie. Ce lo illustra il professor Francesco Bertoldo (Medicina d’urgenza, Dipartimento di Medicina dell’Università di Verona.
Professore, perché è così importante la vitamina D?
«Esiste una forte relazione fra la vitamina D e le cellule del nostro sistema immunitario. Queste infatti sono in grado di riconoscere i livelli di vitamina D ed elaborano il ’messaggio’ che manda loro la vitamina: questo si traduce in una modulazione dell’attività del sistema immunitario con uno stimolo per le difese ed una attenuazione dell’eccesso di risposta, come si verifica ad esempio in alcune malattie autoimmunitarie oppure il ’fuoco amico’ dei fattori infiammatori. Insomma la vitamina D anche in questo campo potenzialmente potrebbe diventare è un vero strumento terapeutico, e questo è documentato da numerosissimi studi».
Quindi non è importante solo per il nostro apparato muscolo-scheletrico?
«Infatti. È stata evidenziata l’associazione fra la scarsità di vitamina D e l’insorgere di infezioni respiratorie, soprattutto di origine virale, e con una peggiore evoluzione clinica. Esistono forti evidenze scientifiche recentemente pubblicate su riviste scientifiche prestigiose che hanno dimostrato in un’ampia casistica come la supplementazione con la vitamina D soprattutto in soggetti carenti riduca in maniera importante l’incidenza delle infezioni respiratorie. I dati più interessanti in letteratura riguardano le infezioni da virus dell’influenza e da quello che provoca la bronchiolite nel piccoli con meno di due anni. Infine vi sono dati interessanti sulla risposta al vaccino anti-influenzale che sembra migliore se i livelli di vitamina D sono ottimali».
Si può parlare di questa vitamina come di un farmaco?
«Attenzione, perché circa l’azione sulle patologie respiratorie manca ancora la ’consacrazione’ scientifica. Che invece c’è per quel che riguarda l’effetto sul metabolismo del calcio e sulla salute dello scheletro, come recita anche la Nota 96 dell’Aifa, che inserisce questa vitamina fra i farmaci rimborsabile dal Servizio Sanitario Nazionale».
Si dice che il sole aiuti la produzione di vitamina D…
«Vero, ma non basta. Intanto perché le malattie respiratore, come l’influenza o le sindromi influenzali, si sviluppano prevalentemente d’inverno quando di sole ce ne è meno. Ma soprattutto perché per essere veramente efficaci i raggi solari devono essere perpendicolari al terreno, cosa che si verifica nei Paesi tropicali e non in Italia, se non per uno-due mesi. Poi quando ci si espone al sole si utilizzano creme con filtri solari, che creano una barriera che ostacola la produzione di questa vitamina. E la stessa pelle con l’avanzare dell’età riduce la capacità di produrre vitamina D».
Quindi si può ricorrere agli integratori?
«Se ci sono carenze importanti non bastano. Il fabbisogno di vitamina D, che in realtà è un ormone, oscilla fra 1.000 e 4.000 unità al giorno e con le dosi presenti negli li integratori si fatica a ottenere. Occorre assumere colecalciferolo, che possiamo definire una vitamina D ’grezza’, analoga a quella prodotta dalla nostra cute: le cellule del sistema immunitario, come le altre del nostro organismo, sono in grado di metabolizzarla direttamente attivandola ed utilzzandola ’al bisogno’. Questo passaggio garantisce anche un margine di sicurezza molto ampio contro la possibilità di intossicazione»
L’alimentazione ci può aiutare?
«Certo, ma può non essere sufficiente, soprattutto se ci sonocarenza di vitamina D importanti. Troviamo questa vitamina ad esempio nei prodotti caserari, nel fegato, nei pesci grassi, nelle frutta secca, ma è stato stimato che con l’alimentazione si copre al massimo un 10-15% del fabbisogno giornaiero».
Quali sono le persone a rischio di carenza di questa vitamina?
«Tra i soggetti con elevata probabilità di essere carenti di vitamina D troviamo i soggetti con più di 75 anni, i soggetti istituzionalizzati, gli obesi, chi soffre di anoressia, i pazienti neoplastici, i diabetici e i vegani, i soggetti con malassorbimento intestinale o insufficienza renale, e chi usa antiepilettici, cortisone, antifungini o farmaci per AIDS»
Ci sono sintomi che ci fanno capire se abbiamo una mancanza di vitamina D?
«No, ci sono solo in casi di grave e protratto deficit nel tempo che determinano il rachitismo nei bambini, e un quadro di osteomalacia negli adulti».
Infine, professore, se la vitamina D aiuta nelle patologie dell’apparato respiratorio, può giovare anche in caso di Covid-19?
«Vi è una mole di studi che associa bassi livelli di vitamina D con il rischio di infezione da Sars-Covid 19 e lo sviluppo di una più grave forma di malattia o di morte. Pochi studi ancora non conclusivi, alcuni pubblicati anche dalla nostro gruppo in associazione con Padova e Parma, hanno evidenziato come la sommininistrazione in pazienti in terapia semi-intesiva per Covid-19 di vitamina D possano modificare positivamente la prognosi riducendo il rischio di trasferimento in rianimazione o morte.L’interesse è alto e vi sono almeno 30 studi in corso per rispondere in maniera scientifcamente solida a questo quesito».