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Vincere le dipendenze, un passo alla volta

Il dottor Aliotta racconta in un libro le esperienze e le strategie d’intervento del Centro di recupero San Nicola, ad Arcevia (AN)

19/03/2023 - di Gloria Ciabattoni

“Un passo alla volta. La vita oltre le dipendenze” di Vincenzo Aliotta, a cura di Barbara Bonomi Romagnoli (Giunti, in libreria e negli store online), è più di un libro: è la storia di un progetto unico, quello del Centro Recupero Dipendenze San Nicola (www.centrosannicola.com), a Piticchio di Arcevia (An), nato per volere di Vincenzo Aliotta, laureato a “Sapienza” di Roma in Lettere e Filosofia e poi a Trento in Sociologia.

 

Qui arrivano pazienti, italiani e stranieri, non solo dalla Clinica Villa Silvia di Senigallia (fondata nel 1953), da oltre quarantacinque anni attiva nel campo delle dipendenze, per un periodo di continuità terapeutica.

 

Ma quali dipendenze? Spiega Aliotta: «Alcolismo, droghe, ludopatia sono le più comuni, ma anche la dipendenza da sesso. Alcol e droghe non di rado si sovrappongono e si innestano in problematiche psichiatriche, rendendo più difficile la diagnosi e il recupero.

 

Da tempo pensavo a un centro come questo ove ad una fase ospedaliera in Clinica succedesse al San Nicola una intensa fase di psicoterapia individuale e gruppale secondo il nostro mantra ‘fermare il comportamento per capire il comportamento’. Chi ha una dipendenza pensa di poterne uscire da solo, ma non è vero, e bisogna capire che si tratta di una vera e propria malattia».

 

Quindi “Un passo alla volta” racconta queste esperienze? «Sì, il libro ripercorre la storia del Centro in 12 capitoli, perché il nostro programma si ispira al ‘metodo dei 12 passi’ degli Alcolisti anonimi, noto anche come metodo Minnesota. Il nostro è un approccio terapeutico interdisciplinare, personalizzato, basato su due mesi di terapia al San Nicola, così chi lavora non deve assentarsi troppo a lungo.

 

Nel libro hanno voce psicoterapeuti, psichiatri, collaboratori, un ruolo importante lo hanno i counsellor, che sono ex pazienti. Credo che nessuno possa aiutare un alcolista meglio di un ex alcolista, perché conosce la lingua di quel malessere».

 

Quali sono le terapie? «Il team segue approcci differenti ma in particolare si svolge una terapia di tipo cognitivo comportamentale (DBT) e hanno molta importanza anche le altre attività come meditazione corporea, mindfulness, yoga e gruppi di arte-terapia».

 

Perché l’alcolismo è ancora molto diffuso? «Perché è trasversale, riguarda persone di ogni sesso ed età. Interessa giovani, alcuni cominciano a bere già a 11-12 anni, ma anche quarantenni e persone più anziane, come un ultrasessantenne che dopo un’esistenza sbandata mi ha detto ‘voglio ricominciare a vivere’».

 

E poi ci sono le donne, come la storia della prima paziente del Centro San Nicola, sobria da oramai dieci anni, sostenuta anche dal marito. La famiglia basta? «No, anche le famiglie hanno bisogno di essere aiutate – risponde Aliotta – infatti, il programma prevede un follow up nei 10 mesi successivi al ricovero, il paziente viene messo in contatto con reti locali ma anche associazioni a carattere nazionale, con le quali collaboriamo, come Alcolisti Anonimi».

 

Sopra, il volume “Un passo alla volta“