L’urologo Francesco Greco: «Massima efficacia nel trattamento della prostata, di tumori renali, dell’uretere e della vescica»
Francesco Greco (nella foto), 45 anni, è urologo nella struttura San Pier Damiano Hospital di Faenza ed è professore a Vienna. È specializzato in chirurgia robotica urologica ed è consulente per l’alta tecnologia chirurgica e i percorsi di prevenzione maschile.
«Si tratta di una chirurgia molto poco invasiva, permette infatti di realizzare interventi complessi evitando grandi incisioni cutanee e minimizzando il trauma chirurgico a cui è esposto il paziente, con un livello tecnologico notevolmente maggiore. Consente una estrema precisione del gesto chirurgico, riuscendo a preservare i tessuti sani circostanti».
«Da circa 20 anni, ma ora assistiamo al perfezionamento di questa disciplina e abbiamo robot più avanzati che permettono di raggiungere ottimi risultati oncologici e funzionali, nel rispetto della qualità di vita del paziente. Il robot Hugo rappresenta l’ultima evoluzione chirurgia robotica».
«Consente l’esecuzione di interventi complessi, prevalentemente oncologici, riducendo il trauma chirurgico intraoperatorio e post-operatorio per il paziente. Stiamo lavorando molto sulla prevenzione maschile, cercando di standardizzarla e Hugo è anche un mezzo per migliorare la terapia nella cura dell’uomo».
«L’ambito in cui è più efficace è il trattamento di tumori maligni urologici, come quello alla prostata, che è il primo per incidenza negli uomini, ma anche di tumori renali, dell’uretere e della vescica. Tramite Hugo, è possibile praticare un’incisione chirurgica di appena otto millimetri».
«Uno dei vantaggi del suo utilizzo è proprio l’esecuzione con la massima precisione delle operazioni chirurgiche, grazie a un sistema di telecamere che zoomano l’immagine fino a dieci volte e al fatto che utilizzare un robot elimina il tremore insito nella mano umana».
«Sì, assolutamente, in caso di trattamento del tumore alla prostata specialmente nel recupero precoce della continenza urinaria e, quando si riesce a effettuare una diagnosi precoce, anche delle funzioni sessuali. Ulteriori vantaggi, per il paziente, nel trattamento di una neoplasia al rene, riguardano una migliore preservazione e conservazione dell’organo renale, perché viene tolto solo il tumore».
«Sì, quando il chirurgo ha un’esperienza robotica importante, è sempre da preferire, cosi come consigliato dalle linee guida della Società europea di Urologia, salvo casi estremi, come masse tumorali estremamente voluminose. Soprattutto per quanto riguarda il tumore renale, la chirurgia robotica è un gold standard, anche nella ginecologia».
«Sì. La chirurgia robotica permette interventi di alta complessità che hanno una performance funzionale superiore nel post operatorio. Dopo la chirurgia robotica, il paziente è dimissibile in due giornate anziché dieci. Si accorcia la convalescenza e, in questo modo, c’è anche un minor peso sul Servizio sanitario».
«Permette una pianificazione personalizzata del trattamento e dell’intervento chirurgico, garantendo il migliore risultato oncologico, associato ad un’elevata qualità di vita. Il fatto di riuscite ad avere la possibilità di osservare in modo molto ingrandito la zona su cui intervenire, rende l’atto chirurgico più preciso e adatto a ogni singola situazione di ogni paziente».
«Nel mondo si stima che solo il 3% delle procedure chirurgiche venga eseguito con l’approccio robotico. Nonostante questo dato, l’Italia si colloca tra i Paesi più avanzati a livello europeo nell’ambito della chirurgia robot-assistita».