Mantenere una corretta postura aiuta a prevenire cefalee e dolori al rachide
C’è un compito tutto particolare per ognuno di noi, assegnatoci da madre natura fin dalla nascita: armonizzare la relazione tra il soggetto e l’ambiente circostante, poiché la postura scorretta deriva appunto da una cattiva relazione tra l’uomo e lo spazio che lo circonda. I recettori principali sui quali si pone l’attenzione sono: i piedi, gli occhi, la bocca, la lingua, la pelle e l’orecchio. Le principali patologie legate ad una cattiva postura, derivano quindi dal deficit di uno o più di questi organi.
Un metodo elementare per valutarla? Appoggiatevi con la schiena al muro: se l’apice posteriore del vostro gluteo, dorso e cranio non poggiano naturalmente a questo, è probabile che la vostra postura sia scorretta. I difetti che ne conseguono a livello di spina dorsale: scoliosi, cifosi, curvatura laterale/spostamento del torace, lordosi.
Le conseguenze sul portamento: ginocchia iperestese, ginocchia ruotate verso l’interno, inclinazione in avanti, asimmetria. Tensione: specifica, generale. A questo sistema in avaria si attribuiscono problematiche quali cefalee, cervicalgie, nevralgie, dorsalgie, lombalgie, lombosciatalgie, dolori alle spalle, alle braccia, alle anche, alle ginocchia, alle caviglie, click mandibolari ecc. che ci complicano l’esistenza.
Sono mille i modi per rovinarsi anche la schiena. Volontari e involontari. «Da ragazzina ho fatto balletto per correggere la postura: ero la più alta della classe e camminavo gobba per abbassarmi» racconta Magda Gomes, stilista brasiliana degli anni 2000, che fortunatamente non è incorsa in conseguenze peggiori.
Il posturologo Gianni Chetta elenca sinteticamente alcune cause che producono alterazioni: scarpe, allattamento artificiale precoce con conseguenti disfunzioni della lingua e quindi della deglutizione, stili di vita inadeguati (sedentarietà, stress ecc.), problematiche organiche primarie (alterazioni di vista), cui si aggiungono carichi eccessivi (lavori usuranti, cartelle e borse pesanti, bambini in braccio, gravidanza), terreni di gioco abnormi, allenamenti incongrui, attrezzi di palestra male utilizzati, posizione irregolare nei banchi di scuola, in macchina, al lavoro.
Molti vi pongono per le donne anche i tacchi a spillo, tradizionali simboli di femminilità e di glamour. Si moltiplicano le controindicazioni per chi ne fa uso eccessivo con altezze “vertiginose”. Chi ne fa grande uso rischia mal di piedi, alluce valgo, infiammazioni tendine d’Achille, lesioni alla caviglia.
Se proprio non si vuol farne a meno, sono da preferire i tacchi a base larga, con altezza non superiore ai 10 cm da portare in occasioni speciali, soprattutto se si ha difficoltà a camminare in modo sicuro senza oscillazioni, che tolgono anche naturalezza e leggiadria. Sono da evitare anche le scarpe troppo basse, le cosiddette ballerine, che possono provocare vesciche, talalgie, fasciti plantari, perché la suola completamente piana costringe a una posizione sbilanciata all’indietro.
Le alterazioni posturali determinano riflessi sulla pressione dei dischi intervertebrali, come documentano scientificamente i rilievi di A.L. Nachemson, ricercatore di scuola svedese. Per ogni evenienza negativa rivolgersi al posturologo che a sua volta potrà indirizzare al podologo, l’odontoiatra, il medico dello sport, il fisiatra, l’oculista, l’ortopedico, lo gnatologo specialista di un settore della medicina afferente all’odontoiatria che studia la fisiologia e fisiopatologia del complesso cranio-cervico-mandibolare e si occupa della clinica a questo relativa. Evitare le figure non professionali, che suggeriscono metodiche miracolose: troppo spesso l’uomo, guidato dalla cometa della stupidità, è dov’è il suo cuore, non dov’è il suo corpo.