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Calo delle nascite, come aiutare le coppie ad avere figli

Dalla Società Italiana di Fertilità e Sterilità-Medicina della Riproduzione la richiesta per riaprire il capitolo Lea, livelli essenziali di assistenza

10/11/2022

Come aiutare le coppie ad avere figli? Sul dato del calo delle nascite in Italia pesano una serie di fattori negativi. Da un lato la donna tende a cercare figli in età sempre più avanzata. L’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma) nei centri avviene a macchia di leopardo, imponendo spesso dei veri e propri viaggi della speranza alle coppie che inseguono il sogno di una gravidanza.

Dalla Società Italiana di Fertilità e Sterilità-Medicina della Riproduzione (Sifes-MR) arriva un appello alle istituzioni per riaprire il capitolo Lea, livelli essenziali di assistenza, tema centrale dei lavori del congresso nazionale in questi giorni a Roma. Gli esperti chiedono al governo di aiutare le coppie ad avere bambini, snocciolando i dati: l’effetto della pandemia ha portato a un crollo del 20% di nascite con Pma.

Il valore della Pma

Come aiutare a uscire dall’inverno demografico? Riaprendo, come prima cosa, il capitolo sulle tariffe dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) relativi a questo settore. L’infertilità viene riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) come patologia: è definita come l’assenza di concepimento dopo 12 mesi di regolari rapporti sessuali mirati non protetti. L’infertilità in Italia riguarda circa il 15-20% delle coppie. Lo scorso anno, nel nostro Paese, per la prima volta si è scesi sotto le 400.000 nascite, un segnale di grave calo demografico che prosegue da tempo: alle nascite in continuo calo (presto toccheranno il record negativo di 350 mila secondo l’Istat) corrispondono 800 mila morti l’anno. Di contro, i bambini venuti al mondo grazie alla Pma risultavano in continua crescita fino al 2019, pari al 3% di tutti i nuovi nati (circa 14.000).

Effetto Covid

Ma secondo la recente Relazione al Parlamento sulla Legge 40 del 2004 in materia di Procreazione medicalmente assistita, dal 2019 al 2020, per effetto della pandemia Covid-19, si è osservata una diminuzione del ricorso alla medicina della riproduzione: le coppie trattate sono scese da oltre 78.000 a 65.000, i cicli effettuati sono passati da 99.000 a 80.000 (-19%) e i bambini nati vivi sono passati da oltre 14.00 a 11.000 (-20%). Un apporto in meno al calo demografico al quale nel nostro Paese stiamo assistendo da anni.

“La grande incertezza sociale legata a questo delicatissimo periodo storico – sottolinea il presidente Sifes-MR, Filippo Maria Ubaldi – è uno dei motivi per cui in Italia le coppie cercano una gravidanza sempre più tardi: dal 2010 a oggi l’età media al parto delle donne italiane è salita da 31,1 a oltre 33 anni ed è stato costante anche l’aumento dell’età della donna all’inizio della ricerca di un figlio. E’ proprio l’età materna avanzata la principale causa di infertilità. Quando la necessità è quella di cercare una gravidanza più sicura e più rapidamente, perché l’età avanza e i tentativi spontanei non raggiungono i risultati sperati, si deve riconoscere l’importante ruolo della Pma, ma soprattutto diffondere la corretta informazione su questo tema e assicurare un corretto ed esteso accesso ai centri specializzati in tutta Italia”.

Fondi e discriminazione geografica

Luca Mencaglia, coordinatore del Tavolo tecnico per la ricerca e la formazione nella prevenzione e cura dell’infertilità istituito presso il ministero della Salute e presidente della Fondazione Pma, evidenzia: “l’Italia si trova nella morsa di una drammatica riduzione delle nascite e l’apporto della Pma potrebbe essere molto maggiore se si dedicassero a questa disciplina più fondi. Pur avendo dato vita a un tavolo tecnico ad hoc, che potesse analizzare e risolvere i problemi relativi al mondo della fecondazione assistita e al quale abbiamo partecipato con entusiasmo, e nonostante il Governo precedente abbia stanziato 234 milioni di euro per la tariffazione dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) introdotti nel 2017, il Decreto tariffe è rimasto arenato, così come sono ferme le misure che avevamo proposto per facilitare la donazione di gameti anche nel nostro Paese. Occorre un’azione decisa per invertire la rotta e venire incontro alle esigenze delle coppie con problemi di infertilità, costrette ancora oggi a spostarsi in altre Regioni o all’estero per tentare di raggiungere l’obiettivo di avere un figlio”. Se non ci sarà un intervento da parte del nuovo Governo, “queste coppie – prosegue Ubaldi – continueranno a essere discriminate in base al luogo dove vivono, e le strutture proseguiranno a erogare servizi a macchia di leopardo, con tutte le disuguaglianze che ne conseguono: una miopia tutta italiana”.

Il tavolo ministeriale ha lavorato per attribuire una tariffa a ogni prestazione di Pma prevista nei Lea. “Si è arrivati alla definizione di costi ragionevoli per prestazioni anche molto avanzate – fa notare Mencaglia – predisponendo l’introduzione nei Lea di nuove prestazioni con relative tariffe finora completamente ignorate come la diagnosi genetica preimpianto e il congelamento e scongelamento di gameti ed embrioni. L’obiettivo era per tutti quello di ottenere un sistema omogeneo e funzionale anche alla ripresa delle nascite in Italia. Al momento, però, la speranza che qualcosa possa cambiare è sfumata”.