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Scompenso cardiaco: urgente in Lombardia l’organizzazione della rete territoriale

15/10/2021 - di Giancarlo Ricci

Quarta e ultima tappa regionale della campagna di sensibilizzazione sullo scompenso cardiaco “LUI BATTE PER TE, TU BATTITI PER LUI”. Il roadshow virtuale in 4 appuntamenti, partito da Firenze, dopo aver toccato Lazio e Veneto, arriva oggi in Lombardia dove nel 2019 sono stati circa 33mila i ricoveri causati da questo complesso quadro di sintomi che, se non curato in maniera adeguata e tempestiva, porta a un rapido peggioramento delle condizioni di salute. Si tratta infatti generalmente di persone anziane, per lo più over 75, spesso affette anche da altre patologie.

 

Malati complessi, come dimostrano i dati di mortalità: nel 2019 circa il 9% è morto a 30 giorni dal ricovero e, fra quanti sono ritornati a casa, circa il 15% ha avuto bisogno di essere nuovamente ricoverato entro un mese dalle dimissioni1. “Sebbene in Lombardia ci siano molti centri specializzati per la cura dello scompenso cardiaco i pazienti non sempre vengono instradati sul percorso di cura migliore. È quindi urgente costruire dei percorsi specifici di cura sia dei pazienti avanzati verso il trapianto cardiaco e il supporto meccanico di circolo, sia dei pazienti anziani, complessi e fragili, verso una gestione più domiciliare e vicina alle cure primarie”, spiega Fabrizio Oliva, Direttore S.C. Cardiologia 1-Emodinamica e Unità di Cure Intensive Cardiologiche del De Gasperis CARDIOCENTER dell’ospedale Niguarda di Milano “La Regione ha accolto questa necessità con la delibera dello scorso anno, ma ora è necessario dare concretezza a quanto stabilito sulla carta”.

 

 

A fare luce sulla situazione in Lombardia è la quarta tappa del roadshow organizzato nell’ambito della campagna “LUI BATTE PER TE, TU BATTITI PER LUI”, promossa dal gruppo di lavoro composto da Gianfranco Gensini, Francesco Musumeci, Gino Gerosa e Fabrizio Oliva per portare all’attenzione dei cittadini e delle Istituzioni la necessità di un più ampio e approfondito livello di informazione sullo scompenso cardiaco e di una migliore gestione dei pazienti. Un bisogno messo in evidenza con precisione dall’indagine realizzata dall’Istituto di Ricerca IPSOS, che ha coinvolto specialisti e popolazione individuando i nodi critici del percorso del paziente scompensato. Primo fra tutti, una mancanza di coordinamento fra le diverse figure professionali coinvolte nella cura di questa condizione, tutte importanti per gestire al meglio il paziente, ma spesso lasciate senza gli strumenti necessari per svolgere al meglio il proprio ruolo. A tutto ciò si aggiunge una scarsa sensibilità e conoscenza da parte dell’opinione pubblica. Mentre appena il 24% dei gli abitanti della Lombardia sa che la prima causa di morte è costituita dalle malattie cardiovascolari e non dai tumori, il dato ancora più allarmante riguarda la conoscenza dello scompenso cardiaco da parte di questi ultimi: ben il 78%, infatti, non ha alcuna idea di cosa sia questa grave condizione.

 

“Come dimostra la ricerca condotta da IPSOS, solo una quota limitata della popolazione e dei medici ha una buona conoscenza di cosa sia lo scompenso cardiaco e di tutte le opzioni terapeutiche disponibili per curarlo”, afferma Gian Franco Gensini, Direttore Scientifico dell’IRCCS MultiMedica di Sesto San Giovanni e coordinatore del gruppo di lavoro della campagna. “É invece fondamentale che tutti siano maggiormente consapevoli della gravità di questa condizione così che i pazienti possano arrivare prima alla diagnosi rispetto a quanto succede oggi e possano essere trattati tanto con la terapia farmacologica quanto con il trapianto o con quella meccanica mediante VAD (Ventricle Assist Device), a seconda del quadro clinico individuale”. Questo il tema centrale che emerge dal quarto incontro della campagna a cui hanno partecipato numerosi rappresentanti regionali delle principali società scientifiche e associazioni di pazienti coinvolti nella gestione del paziente scompensato.

 

L’INCONTRO: la malattia e le terapie

 

Lo scompenso cardiaco, o insufficienza cardiaca, è una condizione molto complessa, progressiva e spesso “silenziosa”, in cui il cuore non riesce a fare arrivare il giusto apporto di sangue a tutto il corpo. Generalmente si
sviluppa a seguito di altre patologie cardiovascolari che rendono il muscolo cardiaco più debole e “rigido”. Negli over 65 è la prima causa di ricovero ospedaliero. L’indagine IPSOS svela anche la percezione degli italiani nei confronti dei diversi trattamenti, tutti chiaramente indicati come molto efficaci: da quelli elettrici (impianto di defibrillatori o di pacemaker) a quelli farmacologici, da quelli chirurgici (interventi di bypass, angioplastica coronarica, riparazioni valvolari) e all’impianto di dispositivi meccanici come il VAD (Ventricular Assist Device, dispositivi di assistenza ventricolareche fanno le veci del cuore), fino ad arrivare al trapianto di cuore. Appare però evidente che in pochi sappiano ad esempio cosa sia un VAD: il 65% degli abitanti della Lombardia non ne ha mai sentito parlare. Allo stesso modo anche fra i medici di base il VAD, nonostante le eccellenti prestazioni, è scarsamente conosciuto: 1 su 3 non ne ha mai sentito parlare, mentre gli specialisti indicano come barriera al suo utilizzo il numero limitato di centri in grado di gestire il dispositivo.

 

“Le disfunzioni cardiache dovrebbero essere riconosciute il più precocemente possibile, così da poter assicurare al paziente la cura migliore. Al di là dell’emergenza Covid, contrariamente alla percezione comune, la vera epidemia è rappresentata dalle malattie cardiovascolari, e non da quelle tumorali. Il primo grande obiettivo è quindi quello di promuovere una maggiore e migliore informazione e per farlo è necessaria una collaborazione fra medici di famiglia, cardiologi e cardiochirurghi”, sottolinea Stefano Carugo, Presidente SIC Lombardia. Una collaborazione che deve prendere forma soprattutto sul territorio, tanto più in una Regione vasta e densamente abitata come la Lombardia. “Considerato il profilo del paziente scompensato, anziano e affetto anche da altre patologie, il fattore tempo è fondamentale: una diagnosi non tempestiva e il conseguente ritardo nell’invio allo cardiologo rischiano di incidere negativamente sul processo di cura”, sostiene Giuseppe Di Tano, Presidente ANMCO Lombardia. “Una maggiore integrazione tra medici di base e specialisti è quindi necessaria, anche in considerazione dei ritardi in relazione al fascicolo elettronico: occorre implementare rapidamente una rete per lo scompenso avanzato per permettere al paziente di accedervi mitigando i rischi a cui è esposto quotidianamente”.

 

“I pazienti vorrebbero finalmente la certezza di un maggior coordinamento tra medici di Medicina Generale e specialisti, per arrivare con chiarezza al miglior percorso di cura in tutte le fasi della malattia, e non sentirsi abbandonati una volta usciti dall’ospedale. Forte è il bisogno di una rete di supporto e di assistenza che vada oltre la cura medica”, spiega Salvatore di Somma, Direttore Scientifico AISC. “Il tour virtuale contribuirà a rappresentare queste esigenze anche di fronte alle Istituzioni regionali”. Il rischio principale è quello di ricevere una diagnosi non tempestiva e di non essere indirizzati verso il percorso di cura più adatto: se infatti la terapia medica rappresenta la prima via da percorrere per il paziente scompensato, nelle forme avanzate o acute questa non basta e bisogna ricorrere al trapianto di cuore. In attesa della disponibilità dell’organo o nel caso in cui il paziente non sia candidabile al trapianto per età o presenza di comorbidità, si può optare per l’impianto di Sistemi di Assistenza Meccanica al Circolo (MCS), come i dispositivi VAD (Ventricular Assist Device, dispositivi di assistenza ventricolare).

 

BACKGROUND: la campagna “LUI BATTE PER TE, TU BATTITI PER LUI”

 

Primo obiettivo della campagna è promuovere e sostenere in maniera concreta un dialogo continuativo e un confronto sempre più diretto tra pazienti, professionisti del settore e Istituzioni a partire dal roadshow regionale virtuale che ha toccato Toscana, Lazio, Veneto e Lombardia. Gli incontri, che vedono la partecipazione dei rappresentanti delle società scientifiche, delle Istituzioni regionali e dei pazienti, permettono di prendere in esame tutte le opportunità per un percorso di presa in carico ottimale del paziente scompensato, offrendo a tutti gli attori coinvolti l’occasione di condividere richieste, necessità e proposte legate alle esperienze cliniche e umane maturate nei rispettivi territori. In particolare, l’indagine IPSOS evidenzia che esiste una precisa percezione della mancanza di un collegamento organico tra tutti i medici impegnati nel percorso del paziente. È necessario stabilire un filo diretto tra medico di base, internista, cardiologo e cardiochirurgo, creare una rete di supporto organizzata ed efficiente per il paziente, garantire che quest’ultimo sia preso in carico da un team multidisciplinare coordinato rispetto alla strategia clinica da seguire e che sia diffuso su tutto il territorio nazionale un protocollo condiviso tra le figure che entrano a far parte del percorso del paziente.

 

La campagna è illustrata e raccontata sulla pagina Facebook (https://www.facebook.com/Battepertebattitiperlui) dando spazio a informazioni e consigli utili per la prevenzione e la gestione della patologia, tramite l’utilizzo di un linguaggio semplice e chiaro.