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Scompenso cardiaco, terapia riduce mortalità e ricoveri

Aifa rimborsa trattamento con dapagliflozin, effetto protettivo per il cuore

31/01/2022 - di Alessandro Malpelo

Scompenso cardiaco, che fare? Le grandi battaglie che un cuore stanco deve combattere si chiamano cardiomiopatia, aritmia, fibrillazione, postumi di infarto. Nell’anziano l’effetto logoramento legato a uno o più fattori porta alla insufficienza cardiaca. Ma quando sembra che non ci sia più niente da fare, c’è ancora spazio per dagli una spinta. Come? La ricerca ha prodotto molecole, farmaci in grado di sostenere il cuore proprio quando pare arrivato a fine corsa. Da qui la notizia che Aifa, Agenzia italiana del farmaco, ha approvato in Italia la rimborsabilità di dapagliflozin come trattamento per lo scompenso cardiaco cronico sintomatico.

 

Gli studi pubblicati sul New England

L’approvazione di dapagliflozin si è basata sui risultati positivi dello studio di fase III DAPA-HF, pubblicato sul New England Journal of Medicine, e riguardante pazienti adulti scompensati con ridotta frazione di eiezione, con e senza diabete di tipo 2. Ci sono due principali categorie di scompenso, correlate alla frazione di eiezione, vale a dire la quota di sangue che il cuore mette in circolo ogni volta che si contrae. Lo scompenso si verifica quando il ventricolo sinistro perde forza e quindi meno sangue ossigenato arriva ai tessuti.

 

Che cos’è lo scompenso cardiaco

Lo scompenso cardiaco (o insufficienza cardiaca) è l’esito finale di tutte le cardiopatie e si verifica sostanzialmente quando il cuore non riesce più a pompare sangue a sufficienza. In Italia è in aumento soprattutto negli over 65, con una mortalità del 20% nelle sue forme più gravi. Assorbe il 2% della spesa sanitaria nazionale ma si tratta di costi per il 60% dedicati ai ricoveri e solo per il 10% alla spesa per i farmaci. Le glifozine (o SLGT2), nate come anti-diabetici, rappresentano attualmente la più importante innovazione terapeutica dello scompenso cardiaco, in grado di ridurre mortalità e ricoveri anche nei pazienti non diabetici. 

 

Gli specialisti: sostegno per il cuore

Lo scompenso cardiaco è la causa principale di ospedalizzazione sopra i 65 anni, ricorda Pasquale Perrone Filardi, presidente eletto della Società Italiana di Cardiologia, affligge un milione di persone in Italia. Le nuove linee guida della Società Europea di Cardiologia (ESC) hanno acceso i riflettori su una nuova classe di farmaci, gli inibitori del trasportatore renale di sodio e glucosio (SGLT2). Le molecole di questa famiglia, come appunto dapagliflozin, sono considerate uno dei pilastri fondamentali della terapia in queste situazioni, in quanto riducono i ricoveri ospedalieri e la mortalità per cause cardiovascolari, migliorando significativamente la qualità di vita dei pazienti in trattamento.

 

Terapia prescrivibile dal cardiologo

Sviluppato inizialmente a partire da una ricerca sugli antidiabetici, dapagliflozin si è rivelato formidabile per il cuore, e potrà essere prescritto anche dai cardiologi, che da tempo chiedevano di entrare in partita. “Grazie alle sollecitazioni dei medici specialisti – ha aggiunto il presidente eletto della Società italiana di cardiologia – si è superato il paradosso per cui, se il paziente soffriva di scompenso senza diabete, per accedere alle nuove cure doveva pagare il farmaco di tasca propria e rivolgersi al diabetologo, anziché al cardiologo, per averlo”.  “L’estensione della prescrivibilità delle glifozine permetterà una riduzione del 25-30% dei ricoveri e della mortalità, e semplifica la gestione della patologia”, conclude Perrone Filardi.

 

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