Medicina

Maternità, i consigli del pediatra: che cos’è il rooming-in

di
Share

Cosa si intende per rooming-in e per quale motivo la moderna organizzazione delle Maternità prevede questa modalità di gestione per madre e neonato?

 

Insieme da subito

Non parliamo di secoli fa: tendenzialmente, fino agli ’90, i bimbi appena nati passavano la maggior parte del tempo del ricovero post-parto nelle nursery dell’ospedale ed entravano in contatto con le madri soltanto per brevi lassi di tempo, soprattutto per essere allattati. Questa pratica è stata ormai quasi del tutto superata nei nosocomi del Paese, prediligendo la gestione congiunta di madre e bambino: il cosiddetto rooming-in. La condivisione della stanza da parte della madre e del neonato (e anche del partner), subito dopo il parto e nelle ore e nei giorni successivi, è considerata la soluzione più sana e funzionale per il bimbo e per la madre. In questo modo il genitore può interagire con il piccolo in ogni momento, favorendo così l’allattamento, il contatto fisico e l’attaccamento.

 

Il rooming-in ha degli innegabili benefici anche per la neomamma, come l’aiutare a prevenire la depressione-post partum, a patto però che questa opportunità non venga imposta e che la donna non si senta abbandonata a se stessa. Lo scopo non deve essere quello di caricarle addosso il peso della totale gestione del suo piccolo in un momento – peraltro – di grande spossatezza fisica. Bensì quello di stabilire con lui un legame profondo, imparando a prendersene cura al meglio con l’aiuto e i consigli delle puericultrici: chiamate ad accompagnare e sostenere nelle complicate ore successive il parto.

Il “collasso post natale”

L’OMS, l’UNICEF e il Ministero della Sanità sottolineano l’importanza di un‘assistenza che metta al centro i bisogni di salute della diade madre-neonato. La Società Italiana di Neonatologia (SIN), la Società Italiana di Pediatria (SIP), la Società Italiana di Ginecologia ed Ostetricia (SIGO) e l’Associazione Ostetrici e Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI), sono da tempo impegnate nel promuovere la relazione madre-bambino e l’allattamento al seno e chiariscono: “La gestione separata di madre e neonato, prevalente in epoche passate, ostacola invece l’avvio della relazione genitore-famiglia-neonato, è contraria alla fisiologia, anche dell’allattamento, e non garantisce da eventi neonatali imprevisti e tragici. Facciamo riferimento in particolare al “collasso post natale” conosciuto come SUPC (Sudden Unexpected Postnatal Collapse). Si tratta di un evento improvviso ed inaspettato, molto raro (colpisce 8 neonati ogni 100 mila), ma documentato a livello internazionale. Si verifica nella prima settimana di vita, a volte a causa di patologie sottostanti non diagnosticate, ma il più delle volte in bambini apparentemente sani. Le attuali indicazioni delle società scientifiche per prevenirla si basano sull’eliminazione nei limiti del possibile dei fattori di rischio associati.”

 

Precauzioni

La condivisione del letto fra una madre vigile ed un neonato sano, messo in una posizione di sicurezza, è un fatto naturale, pratico, indiscutibile. D’altro canto le società scientifiche raccomandano di evitare la condizione del co-sleeping – ovvero dormire nello stesso letto del neonato – perché giudicata non sicura. Il suggerimento è quello di riporre il bambino, a fine poppata, nella propria culla, in particolare quando non siano presenti altri caregiver (familiari o operatori sanitari). Questa prudenza è giustificata ben oltre la permanenza di mamma e bambino nel Punto Nascita e interessa tutti i primi sei mesi di vita.

 

SIN, SIP, SIGO e AOGOI chiariscono: “È però inevitabile che, nonostante tutte le cautele, mamma e bambino possano spontaneamente addormentarsi nello stesso letto. Si tratta di un evento che più che essere drammatizzato, richiede un rinforzo di informazione alle famiglie sulla sicurezza del bambino durante il sonno. La carenza a livello nazionale del personale sanitario, pesantemente sofferta anche nell’area del percorso nascita, non è motivo sufficiente per giungere ad ipotizzare proposte assistenziali involute e di minore qualità come la gestione separata di madre e bambino”.

 

A fronte di queste ragioni le principali società scientifiche italiane d’area perinatale sottolineano il valore essenziale del rooming-in raccomandandone l’implementazione, ricordando, d’altro canto, delle preziose regole alla base che rendano sicura e appropriata la pratica, assicurandosi che le famiglie siano adeguatamente informate, coinvolte e supportate. E’ inoltre fondamentale, secondo SIN, SIP, SIGO e AOGOI, che gli operatori sanitari offrano un’assistenza, per quanto possibile, individualizzata ed empatica in modo che l’indicazione istituzionale a praticare il rooming-in sia declinata in maniera corretta.

Recent Posts

I benefici della mindfulness si rafforzano con l’esercizio fisico

Svolgere una attività fisica, anche per pochi minuti al giorno, è un toccasana per la…

21 Marzo 2024

Smog, crescono i danni da polveri sottili

Lo smog in città non è tutto uguale: è più soffocante e letale nelle periferie,…

20 Marzo 2024

Quei piccolissimi nemici delle nostre arterie

Onnipresenti, le micro e nanoplastiche attaccano anche il cuore con effetti dannosi fino ad oggi…

20 Marzo 2024

Editing epigenetico, una svolta per il colesterolo alto (e non solo)

Dopo l’editing genetico, cioè la modifica mirata della sequenza di Dna di un gene, arriva…

20 Marzo 2024

Protesi, dopo 20 anni serve un ’tagliando’

Scadono come la lavatrice o il frigorifero: anche i dispositivi che ci consentono di recuperare…

19 Marzo 2024

Prevenzione fin dai primi mesi per costruire le barriere del microbiota

Starnuti, occhi lucidi, congiuntivite e asma già da settimane fanno soffrire chi soffre di allergie.…

19 Marzo 2024