La tecnica Ascot aumenta la possibilità di raggiungere una gravidanza naturale
Tecnologia e ricerca danno nuove risposte a chi ha problemi di riproduzione. L’insufficienza ovarica precoce o primaria (Poi) è una condizione che si presenta prima dei 40 anni. Una possibile risposta può essere il ringiovanimento ovarico, che aumenta le possibilità di ottenere una gravidanza con i propri ovuli. Uno studio lo confermerebbe. La ricerca è stata presentata ad Amsterdam da IVI, gruppo internazionale specializzato in medicina della riproduzione.
«La decisione di cercare una gravidanza con ovuli di donatrici non è mai un passo facile per le coppie, per questo si stanno diffondendo alternative terapeutiche per ripristinare la funzione ovarica», dicono la ginecologa Daniela Galliano (nella foto) e Antonio Pellicer, ordinario di Ostetricia e Ginecologia all’Università di Valencia, fondatore di IVI. «Una delle tecniche più diffuse è la Ascot, che consiste nel trapianto di cellule staminali dal midollo osseo nell’arteria ovarica.
Gli studi sul ringiovanimento ovarico rappresentano una linea di ricerca incoraggiante, continueremo a lavorarci», afferma Pellicer. La tecnica Ascot: in 4 fasi può apportare cambiamenti sostanziali nel proteoma plasmatico delle pazienti con Poi, portandolo a una composizione simile a quella osservata nelle donne “normoresponder“. Il 7% delle pazienti ha raggiunto la gravidanza per via naturale dopo aver recuperato la funzione ovarica.
Quindicimila bambini in meno ogni anno in Italia. Come se venisse a mancare un paese di piccole e medie dimensioni. Lo chiamano inverno demografico, ma sembra più una glaciazione delle nascite. I fattori sono molteplici: sociali, culturali, economici. Si può invertire la rotta? Forse no, anche se la tecnologia aiuta, tanto che la procreazione medicamente assistita dà soluzioni sempre più affidabili. Una risposta può arrivare dall’intelligenza artificiale. A dirlo è un recente studio di Genera, società che si occupa di fertilità.
L’intelligenza artificiale può aiutare gli embriologi ad avere dati efficienti da analizzare, per esempio, sui cicli di conservazione degli ovuli o degli embrioni. Dare la corretta priorità agli embrioni prodotti con un ciclo di procreazione medicalmente assistita e destinati al trasferimento nell’utero materno significa contribuire a ridurre il tempo necessario per ottenere la nascita di un bambino. «La morfologia e il ritmo di sviluppo dell’embrione sono associati alla competenza cromosomica e riproduttiva, ma la loro valutazione rimane soggettiva e poco riproducibile. L’introduzione di incubatori che consentono di filmare gli embrioni in vitro, tecnologia Time-Lapse, ha fornito informazioni sul loro sviluppo preimpianto», spiega Danilo Cimadomo, responsabile Ricerca del gruppo Genera.