Alimentazione

Ribes, salice e artigli di diavolo contro l’artrosi

di
Ciro Vestita
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Maradona, il più grande giocatore di sempre. Baricentro basso e possesso di palla pazzesco. Al numero due Pelè, infinite acrobazie sul campo, fisico spettacolare. E al terzo posto? Un altro grande atleta? No: un poliomelitico strabico di nome Garrincha con la gamba destra più corta di sei centimetri a causa di una poliomelite infantile. Eppure sul campo volava; i suoi dribbling da ala destra erano micidiali, 246 gol nella sua breve carriera. Tutto questo mi ricorda un altro grande atleta, Joe Frazier fra i pochi a mettere al tappeto Cassius Clay. Il suo gancio sinistro era micidiale ed anomalo, frutto di uno scontro con un cinghiale affrontato per fame e miseria.

 

Ma come facevano questi atleti, nonostante gli handicap, ad essere cosi forti? Tutti noi sappiamo infatti che dove c’è lesione muscolo scheletrica si instaurano ben presto fenomeni artrosici. Secondo me la spiegazione sta nell’ambiente in cui vivevano. Garrincha onnipresente sulle spiagge di Rio, Frazier a pescare e nuotare nei laghetti della Carolina. E infatti la vita in acqua è a mio avviso la migliore forma di riabilitazione per questo tipo di lesioni: il nuoto migliora il movimento articolare dell’arto offeso riducendo l’infiammazione. E probabilmente anche l’alimentazione in questi soggetti ha avuto la sua parte di merito. La miseria nera in cui vivevano prevedeva, in campo nutrizionale, tanto pesce locale e tanto ananas. Il pesce sappiamo essere ricco in acidi omega tre dal forte potere antinfiammatorio. L’ananas è ricca in bromelina una molecola che riduce fortemente tutti gli stati infiammatori (e infatti dall’Ananas deriva un famoso farmaco antiflogistico). In America centro meridionale l’ananas è qualcosa di sacro; da Panama in giù si vedono migliaia di ettari coltivati con questo semplice alberello alto meno di un metro e con un frutto enorme. Pare che ghiotto ne fosse anche il dittatore Noriega che per inciso, visto il suo viso acneico, fu chiamato Faccia di ananas.

 

Cosa può fare un comune mortale come noi per combattere gli acciacchi artrosici? In primis i bagni termali; l’Italia è ricchissima di sorgenti termali calde che in inverno solo l’ideale; l’acqua termale rilassa la muscolatura contratta dal danno artrosico migliorando nel contempo la circolazione.

 

Anche la fitoterapia può dare un piccolo aiuto. Innanzitutto il ribes: meraviglioso frutto ha un potere cortisone simile (ovviamente molto più blando) utile per combattere gli stati infiammatori. E poi una pianta africana, l’Harpagophitum (detto anche artiglio del diavolo), molto usato nei casi di dolori artrosici. Utile inoltre in fitoterapia il salice, ricco in acido salicilico: studiando questa pianta nel 1897 il chimico Felix Hoffmann creò l’aspirina (acido acetilsalicilico), farmaco miracoloso sia nelle cure antinfiammatorie che nella profilassi dell’infarto e del tumore al colon. “Lungo i fiumi di Babilonia qui sedemmo qui piangemmo e ai salici appendemmo le nostre cetre”, è il canto di dolore degli ebrei deportati da Nabucodonosor in Babilonia lungo il fiume Tigri, zona umidissima e quindi pericolosa per le articolazioni; il termine salice piangente non deriva quindi dal cascame foliare dell’albero, ma da questa triste storia. Forse le terapie con le foglie di salice lenirono le articolazioni di questi poveracci. Fondamentale anche la dieta; utile ridurre le carni processate e tutti i cibi troppo salati; importante invece abbondare in frutta e verdura.

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