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Reumatologia, i progressi delle cure

Le nuove terapie oggi disponibili riducono il danno ai tessuti. La remissione è possibile

28/11/2021 - di Maurizio Maria Fossati

Le malattie reumatiche sono numerose, eterogenee e certamente caratterizzate in gran parte dalla presenza di un’infiammazione cronica che interessa diversi organi e tessuti. In particolare le strutture dell’apparato locomotore, cioè le articolazioni, i muscoli, lo scheletro, i tendini e le fasce. Ne parliamo con Luigi Sinigaglia, past president della Società Italiana di Reumatologia. «Il processo infiammatorio cronico, se lasciato a sé – spiega il professore –, può portare a danni gravi e irreversibili che minano la possibilità dell’individuo di muoversi e spostarsi. In questo senso le malattie reumatologiche possono indurre una vera e propria disabilità».
C’è chi dà la colpa al freddo. Si tratta di una fake news?
«Le cause in molti casi sono sconosciute, ma umidità e freddo non sono certamente importanti: queste malattie sono diffuse a tutte le latitudini e non conoscono una stagionalità. Certo condizioni atmosferiche avverse possono aumentare la percezione dei sintomi, ma non sono determinanti. Un’altra convinzione da sfatare è che le malattie reumatiche siano conseguenza dell’invecchiamento. Si tratta di una falsa convinzione perché la grande maggioranza di queste malattie interessa i soggetti adulti giovani, nel pieno della loro vicenda umana, professionale e sociale e molte malattie croniche possono insorgere perfino nei bambini».
Molte malattie reumatiche sono di origine autoimmune. Cosa vuol dire?
«Significa che il meccanismo di aggressione a organi e tessuti dipende appunto dalla comparsa di anticorpi che, invece di essere diretti contro agenti esterni, attaccano strutture dello stesso organismo producendo danni. Due tra i modelli principali sono rappresentati dal Lupus Eritematoso che produce anticorpi diretti contro il nostro DNA (oltre a una serie di altri autoanticorpi diversi) e la sindrome di Sjogren che produce anticorpi diretti contro le ghiandole esocrine, soprattutto le salivari e le lacrimali causando la cosiddetta sindrome secca che a volte può avere anche manifestazioni sistemiche».
Quali sono le più comuni malattie reumatiche autoimmuni?
«Le malattie infiammatorie croniche a carattere autoimmune più frequenti sono l’artrite reumatoide, l’artrite psoriasica, le spondiloartriti. Tra le forme a impronta autoimmune più evidente sono classificate le malattie sistemiche del connettivo che comprendono il Lupus Eritematoso Sistemico, la sindrome di Siogren, la sclerosi sistemica o sclerodermia, la dermatomiosite e la polimiosite, altre connettiviti cosiddette da sovrapposizione e il grande gruppo delle vasculiti».
Quali gli esami per diagnosticarle?
«Dipende dalla malattia e non in tutti i casi esiste una corrispondenza esatta tra un esame alterato e una diagnosi. L’esempio forse più calzante è quello degli anticorpi anti peptide citrullinato nell’artrite reumatoide: il 75 per cento dei pazienti ha questo esame positivo, ma esistono delle forme cosiddette sieronegative e non tutti i pazienti che hanno questo esame positivo si ammaleranno di artrite reumatoide. Questo ci dice che gli esami di laboratorio devono sempre essere interpretati con il supporto della clinica e della cultura su queste malattie. Testare infine gli indici di infiammazione (un tempo tramandati erroneamente come “test reumatici”) è importante per dare un giudizio di attività e di persistenza della malattia o di una sua remissione».
Quali le cure?
«Per ogni malattia esiste una terapia diversa e vorrei dire che per ogni paziente con la stessa malattia stiamo cercando di giungere a una terapia veramente personalizzata. Vale la pena ribadire che negli ultimi venti anni la Reumatologia ha compiuto passi da gigante e che le nuove terapie a disposizione, se ben strutturate, si sono rivelate in grado di indurre una remissione di malattia, prevenire disabilità e danni tessutali e perfino di ridurre la mortalità che era collegata alla maggior parte di queste malattie».