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Psoriasi, un ostacolo alla propria realizzazione personale

Sondaggio Apiafco, più si entra in confidenza con gli altri, più emerge una componente psicosomatica

29/05/2023

La persona che convive con la psoriasi fa fatica a guardarsi allo specchio, incapace di accettare i segni della malattia sulla pelle, a volte prova un senso di vergogna nell’intimità, questa condizione esistenziale viene percepita come un ostacolo insuperabile per la propria realizzazione personale. Questo il senso di un sondaggio promosso dall’Associazione Psoriasici Italiani Amici della Fondazione Corazza (APIAFCO). Emerge che solo un 26,5% del campione di persone interpellate (una su quattro) considera la psoriasi un ostacolo superabile, ma più si entra in confidenza con gli altri, più emerge una componente psicosomatica.

 

Nella visione del futuro, la psoriasi è causa di preoccupazione (47,6%), motivo di ansia (15,2%). Nei progetti di viaggi e vacanze la psoriasi diventa un impedimento. Idem nello sport, negli spogliatoi degli impianti ci si sente in imbarazzo (22,8%). Nella sfera delle amicizie chi ha la psoriasi vive una pesantissima insicurezza personale (26,5%) che genera il timore di nuovi incontri. Questa insicurezza nell’ambito dell’intimità e della sessualità diventa causa di vergogna (23,1%), motivo di blocco psicologico (17.7%) e causa di frustrazione e rinuncia a (14.9%). Nei casi di psoriasi lieve è più agevole convivere con la malattia, a patto di gestirla con la supervisione continua di uno specialista.

 

“Siamo fermamente convinti – ha scritto Valeria Corazza – che questa fotografia debba essere condivisa nel modo più vasto possibile, affinché tutte le Istituzioni e le agenzie sanitarie, educative e sociali, sappiano cosa significa vivere con la psoriasi e quale è il peso che questa malattia scarica sulle spalle di circa due milioni di italiani. Persone che chiedono solo di non rimanere nascoste a vivere nella solitudine e nell’ansia la loro malattia. Persone che chiedono riconoscimento, attenzione, condivisione e terapie da parte del Servizio sanitario nazionale, e della società intera”.