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Problemi di cuore? Li scopriremo dal tono della voce

Studio sperimentale individua suscettibilità a infarto o ictus da una breve conversazione

05/04/2022

Un algoritmo basato sull’intelligenza artificiale ha calcolato la probabilità che ha una persona di soffrire di problemi di cuore legati alla pervietà delle coronarie sulla base di registrazioni vocali, in uno studio presentato all’ultimo congresso dell’ American College of Cardiology. Tante volte in passato si è cercato di fare screening attraverso l0 studio della voce, uno degli ultimi tentativi risale a meno di  due anni fa, quando un gruppo di fisici e bioingegneri, coadiuvati da specialisti in otorinoloringoiatria, foniatria e pneumologia, ha provato (senza successo) a selezionare casi sospetti di polmonite interstiziale da Covid-19 monitorando le alterazioni del parlato raccolte attraverso normali conversazioni telefoniche.

 

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Corde vocali

Sul cuore, i ricercatori affermano di avere scoperto un marcatore vocale (su campioni di minimo 30 secondi di conversazione) studiando modificazioni del timbro laringeo, frequenze fonetiche e pause respiratorie in individui che si sono presentati al pronto soccorso con dolore toracico, ricoverati in emodinamica per malattia coronarica, diagnosticata mediante angiografia, con insufficienza cardiaca o con segni di ipertensione polmonare. Sebbene la tecnologia di riconoscimento vocale a fini clinici sia ancora agli albori, siamo di fronte a un’applicazione proiettata verso il futuro, finalizzata all’assistenza sanitaria a distanza. Insomma, lo studio della fonetica potrebbe aiutare a selezionare cardiopatie prima che si manifestino clinicamente, in questo modo verrebbero curate prima di cronicizzare in maniera irreversibile.

 

Sperimentazione

“Questo approccio risulta efficiente, pratico, fa risparmiare, e l’abbiamo intuito proprio durante i mesi della pandemia”, ha affermato Jaskanwal D.S. Sara, cardiologo della Mayo Clinic di Rochester, primo autore dello studio pubblicato da Elsevier. “La tecnologia di analisi vocale, una volta perfezionata, potrebbe rappresentare un valido contributo alla diagnosi in cardiologia, senza per questo sostituire il lavoro fondamentale del medico specialista, ma siamo di fronte a un potenziale ampliamento della semeiotica strumentale”. In questo modo le persone teoricamente più esposte al rischio di andare incontro a eventi drammatici come infarto del miocardio o ictus (stroke) potrebbero essere individuate per tempo al fine di scongiurare, attraverso terapie appropriate, tali inconvenienti.

 

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Dispositivi da tarare

La speranza di disporre di strumenti non invasivi per tutelare la nostra salute è promettente, ma proprio dai cardiologi viene un invito alla prudenza: “Prima di utilizzare una nuova tecnologia per monitorare parametri cardiologici i pazienti e il pubblico dovrebbero concordare con il medico di fiducia quale dispositivo utilizzare, per quanto tempo e cosa fare se il dispositivo emette un avviso”, ha affermato Emma Svennberg del Karolinska, di Stoccolma, Svezia. “Le persone devono sapere come comportarsi quando ricevono alert dai dispositivi di nuova concezione”.

 

Interpretazione

Quando arriva un avvertimento bisognerà preoccuparsi, magari correre in ospedale, o basterà prendere un appuntamento senza patemi d’animo? Nasce da qui l’esigenza di confrontarsi con il medico evitando il fai-da te.  Anche perché i primi device divenuti ormai di uso comune (app, orologi smart, braccialetti bluetooth) possono generare confusione e incertezza, se vengono presi  alla lettera. “L’adozione dei dispositivi digitali in cardiologia, ad esempio nella sorveglianza nei disturbi del ritmo cardiaco, è un settore in rapida evoluzione”, avvertono gli specialisti. Nel prossimo futuro assisteremo al monitoraggio contactless, con impiego di telecamere e microfoni intelligenti, che potrebbero rivelarsi particolarmente utili nei controlli in remoto. Inoltre, metodi statistici più sofisticati miglioreranno l’interpretazione dei dati a lungo termine.

 

Fibrillazione atriale

Un’applicazione per lo screening della fibrillazione atriale è stata intanto presentata come dispositivo collegato a smartwatch. L’aritmia è stata riscontrata nel 94% delle persone che si sono sottoposte a un’indagine sulle tecnologie indossabili presentata al meeting dell’American College of Cardiology. I ricercatori hanno anche utilizzato l’app per selezionare un sottogruppo di partecipanti con apnea ostruttiva del sonno e hanno scoperto che avevano più probabilità di sviluppare aritmie ingravescenti. Ciò suggerisce che tali strumenti possono lavorare in sinergia per selezionare più condizioni patologiche.

 

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