Elena Tremoli, direttore scientifico Maria Cecilia Hospital, GVM Care & Research: «Dobbiamo incrementare i fattori protettivi»
Rischio cardiovascolare, quanto manca per arrivare al traguardo della vera prevenzione? Ancora oggi ictus, infarto, ipertensione, aterosclerosi e trombosi sono, considerate tutte insieme, le insidie numero uno per intere generazioni di italiani. Gli avvertimenti vengono lanciati, cosa altro possiamo fare? Ne parliamo con Elena Tremoli (nella foto piccola a destra), direttore scientifico di Maria Cecilia Hospital, GVM Care & Research, responsabile del laboratorio sperimentale di ricerca traslazionale, già presidente della rete cardiologica nazionale istituita dal Ministero della Salute.
«Dobbiamo prendere atto che ancora oggi la percezione dei fattori di rischio cardiovascolare è insufficiente. Centinaia di persone ignorano di avere la pressione alta, sottovalutano l’effetto lesivo rappresentato da valori di colesterolo sopra la norma. Ecco perché GVM Care & Research lancia iniziative per promuovere stili di vita corretti e diffondere la cultura della prevenzione cardiovascolare e non solo».
«Per l’occasione si moltiplicano le iniziative di sensibilizzazione rivolte alla collettività. Anche GVM e in particolare Maria Cecilia Hospital aderiscono a questa mobilitazione, organizzando visite cardiologiche gratuite e una manifestazione sportiva».
«Per impattare sulla salute delle persone le istituzioni promuovono eventi di rilevanza sociale. Un esempio è rappresentato da Le Strade del Cuore, tour itinerante nelle piazze italiane che GVM ha promosso nel 2021 con consulti cardiologici gratuiti aperti a tutti i cittadini. Dobbiamo incidere sulla prevenzione primaria, ma è importante altresì rivolgersi ai soggetti malati, impegnarci in quella che viene definita la prevenzione secondaria».
«Dobbiamo ovviamente controllare colesterolo, peso corporeo, alimentazione, pressione arteriosa e così via, ma dobbiamo anche incrementare i fattori protettivi, in primo luogo incoraggiare l’attività fisica rapportata al genere, all’età e alle condizioni di salute. Gli esempi sono noti: camminare almeno mezz’ora di buon passo cinque giorni alla settimana, fare le scale, dedicarsi ai lavori domestici, ogni pretesto è buono per mantenersi attivi, anche ballare».
«Fondamentale, perché è uno dei fattori che protegge l’individuo anche nell’età matura, riduce le condizioni di fragilità, regala anni di vita in buona salute, tanto che Maria Cecilia Hospital sta lavorando alla ricerca di modelli innovativi di prevenzione, da applicare sia ai soggetti sani sia ai pazienti, che contemplino l’attività fisica. Chiaramente con l’età diventa necessario un rigoroso controllo dal punto di vista sanitario, le caratteristiche individuali possono influire sullo stato di salute generale: densità ossea, tono muscolare, decremento delle capacità intellettive».
«Dall’aspirina agli ipertensivi, la medicina basata sulle evidenze ha dato risultati straordinari, siamo passati dal concetto di marcatori, alla placca coronarica indagata con sistemi di imaging. Ora la medicina deve imparare a tararsi sul singolo caso: la grande scommessa di questi anni sono i big data, ovvero passare dalla medicina basata sull’evidenza a una medicina ritagliata sul singolo soggetto. La ricerca in cardiologia guarda al futuro, e coinvolge tutto il mondo della scienza: oggi più che mai occorre incrementare gli investimenti in ricerca per raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi».