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«Piede diabetico e chirurgia preventiva»

Il prof Luca Dalla Paola, di Maria Cecilia Hospital di Cotignola (Ravenna): «Interventi mirati su tessuti ed ossa per evitare l’amputazione»

31/10/2021 - di Gloria Ciabattoni

Il piede diabetico è una patologia grave che interessa molti malati di diabete, e può portare all’amputazione dell’arto. Ma oggi, all’interno del percorso di Trattamento del Piede Diabetico di Maria Cecilia Hospital di Cotignola (Ra), con interventi mirati si ottiene il salvataggio dell’arto nel 90-95 per cento dei casi. Ne parliamo con il professor Luca Dalla Paola, coordinatore del Centro per il trattamento del piede diabetico a Maria Cecilia Hospital.

 

Professore, in cosa consiste il ’piede diabetico’?
«È una conseguenza del diabete mellito, che provoca ulcerazioni, deformazione del piede e della caviglia, e in caso di progressione il rischio di amputazione dell’arto diventa significativo».

 

Voi cosa fate in proposito?
«Il nostro obiettivo è trattare le lesioni evitando l’amputazione. Puntiamo sulla chirurgia preventiva, utile quando si manifestano già deformità del piede che, assieme alla perdita della sensibilità, possono favorire lesioni. Si interviene proprio per ridare al piede la giusta funzionalità anatomica, che lo salvaguarda da un sovraccarico scorretto».

 

Operate anche quando il piede già ha lesioni ulcerative e segni del piede diabetico?
«Sì. In questo caso si tratta di chirurgia curativa, che consiste nel rimuovere chirurgicamente l’ulcera ed il sottostante coinvolgimento dei tessuti profondi. Quanto più questa è superficiale, tanto più semplice sarà l’intervento. Ma in alcuni casi può esservi un coinvolgimento dell’osso, allora va esposta e trattata anche la porzione di osso interessata dalla patologia. A seconda dell’ulcerazione e delle deformità del piede, gli interventi curativi si eseguono con tecniche più o meno complesse. È importante che l’intervento curativo sia anche finalizzato a prevenire nuove lesioni, favorendo la distribuzione del carico del peso e diminuendo le potenziali occasioni di taglio o ferita del piede».

 

Il ’piede diabetico’ può interessare tutti i malati di diabete? 
«No, non tutti, ma nella popolazione italiana, secondo i dati Istat relativi al periodo 2010-2016, c’è un 5,3 per cento è affetto da diabete, percentuale che sale a 16,5 negli over 65, Il 15 per cento sviluppa ulcerazioni nel piede».

 

Un intervento quanto tempo dura?
«Dipende, ve ne sono di brevi ma se occorre una ricostruzione, anche 5 o 6 ore. La degenza media è di 7 giorni, poi è fondamentale che il paziente sia seguito anche dopo la dimissione».

 

Un paziente che abbia subito un intervento preventivo, quali accorgimenti deve seguire?
«Deve indossare plantari e calzature adatte, poi è necessario che sia seguito da podologi e tecnici ortopedici. E deve affidarsi a un centro specializzato perché servono medicazioni specifiche dopo l’intervento, e controlli ogni 15-20 giorni».

 

Qual è l’età media di un paziente con il ’piede diabetico’? 
«Persone di 50-60 anni, soprattutto uomini, ma anche giovani, di 25-30 anni, sia uomini che donne. Sono pazienti con il diabete di tipo 2, il più frequente».

 

La pandemia da Covid-19 ha influito in questi pazienti? 
«Sì, ha creato un ritardo, e ora vediamo l’afflusso di tanti pazienti che si erano trascurati. Questo perché molti avevano paura di andare in ospedale in piena pandemia, ma anche perché negli ospedali alcuni servizi erano stati momentaneamente sospesi. Così abbiamo casi più complicati rispetto al 2019».