La psicologa Elisa Ruggeri racconta l’esperienza del “Prime Center“ di Cesena
Cosa prova una persona che ha appena saputo di avere un tumore? C’è un “prima“ e un “dopo“ la diagnosi di cancro e riguarda non solo il paziente che riceve la diagnosi, ma anche i suoi familiari. Qualcuno parla di “frattura traumatica“, una sorta di tsunami capace di far crollare ogni certezza. Per alleviare il carico di emozioni negative che può scaturire dalla diagnosi della malattia, studi recenti hanno dimostrato l’efficacia della mindfulness, come spiega Elisa Ruggeri, psicologa clinica e psicoterapeuta del Prime center di Cesena.
Inaugurato tre anni fa, il Prime (acronimo di prevenzione, riabilitazione e integrazione in medicina) è il centro di medicina integrata dell’Istituto oncologico romagnolo che offre, a coloro che si sottopongono a terapie oncologiche e ai loro caregiver, un supporto per migliorare la qualità della vita. Sono i percorsi di oncologia integrata – sostegno psicologico, yoga, arte e verde-terapia – che la letteratura scientifica ha dimostrato essere notevolmente efficaci, se praticati in affiancamento alle terapie tradizionali. «La mindfulness – spiega Elisa Ruggeri – consiste nel portare un’attenzione non giudicante all’esperienza, momento per momento. Si impara a vivere nel “qui e ora“, accettando con consapevolezza ciò che nella vita non si può cambiare».
Ma in che modo la mindfulness affianca e integra le cure tradizionali? «Oggi esistono numerosi protocolli clinici basati sulla mindfulness: tra quelli già validati dalla comunità scientifica spicca il cosiddetto ‘Mbsr’, o riduzione dello stress basata sulla mindfulness – afferma Ruggeri -. È un intervento psicologico di gruppo della durata di 8 settimane, con cui si apprendono tecniche di meditazione per gestire più efficacemente la paura, il dolore, la malattia e i cambiamenti che quest’ultima porta nella vita di chi la sta affrontando». Il Prime propone un percorso di 8 incontri, ciascuno della durata di 2 ore, e una giornata di ritiro, in cui si praticano e imparano tecniche come «l’osservazione del corpo, lo yoga, la meditazione camminata, per dare consapevolezza in ogni istante della nostra vita quotidiana», spiega ancora la psicoterapeuta.
«Incontro dopo incontro, ho visto pazienti scettici e sfiduciati cambiare progressivamente, diventare molto più presenti e consapevoli», assicura la psicologa. È stato avviato anche un progetto sperimentale di “mindful eating“, alimentazione consapevole’. «Mantenere un peso sano mentre si affrontano le terapie è importante perché riduce il rischio di recidive – argomenta Ruggeri -. Si riducono così gli automatismi legati al “mangiare emotivo“, responsabili dell’aumento di ansia, depressione e, ovviamente, di peso.