I nuovi anticorpi ’farmaco coniugati’ colpiscono solo il bersaglio molecolare malato e non danneggiano le cellule sane
Sono definiti anticorpi farmaco-coniugati e rappresentano l’ultima ‘evoluzione della chemioterapia, una sorta di ‘chemioterapia intelligente’ in cui la massima efficacia si coniuga con minori effetti collaterali e tossicità. Nei prossimi 4-5 anni, spiega presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) Franco Perrone, «rappresenteranno la nuova ondata in arrivo di farmaci di ultima generazione, un tema al centro di varie sessioni di lavoro al congresso dell’American society of clinical oncology (Asco) che si è tenuto a inzio giugno a Chicago.
Si tratta di una «tecnologia innovativa – afferma Perrone – finalizzata a portare il farmaco direttamente all’interno del tumore: l’anticorpo va cioè a legarsi al bersaglio molecolare presente sulla cellule tumorale e, una volta ‘agganciata’ la cellula cancerosa, rilascia al suo interno i farmaci chemioterapici che trasporta». Una evoluzione importante: «In questo modo, infatti – chiarisce – si possono ora utilizzare dei farmaci chemioterapici molto potenti ed efficaci che finora risultavano però molto tossici per le cellule sane dell’organismo. Ora invece è come se questi potenti chemioterapici fossero trasportati in uno zaino sulle spalle dell’anticorpo e ‘liberati’ solo una volta che l’anticorpo li ha trasportati dentro la cellula cancerosa: in questo modo non entrano in contatto e non possono danneggiare le cellule sane».
Si stanno dunque «rivalutando vari chemioterapici potenti ma considerati finora citotossici. Degli anticorpi farmaco-coniugati si è molto parlato all’Asco: nati da pochi anni, al momento ne sono disponibili 4-5 ma entro un anno arriveremo ad una decina in totale, in particolare – precisa – per il trattamento del tumore del polmone, del seno e contro il mieloma. Vari sono inoltre gli studi di fase 1 per valutare l’utilizzo di nuove molecole con questa tecnologia». Attualmente, sottolinea, «ci sono risultati molto incoraggianti per varie forme di neoplasie più frequenti. La scommessa è se riusciremo ad ampliare i risultati anche per tipologie di tumori più complessi da trattare come ad esempio il cancro al pancreas».
La ‘chemio smart’, rileva Perrone, «rappresenta dunque un passo avanti ed una ‘modernizzazione’ della chemio, che diventa più potente e meno tossica. È un progresso e non un tornare indietro, considerando che la chemioterapia ha salvato un numero enorme di vite. Bisogna dunque evitare preclusioni verso questo trattamento». Quanto agli effetti collaterali degli anticorpi coniugati, «vi sono effetti prima non registrati, come la possibile insorgenza di polmoniti interstiziali, ma si tratta comunque – conclude il presidente degli oncologi – di effetti gestibili».
È necessario rafforzare i programmi di screening oncologici in Italia e anticipare le fasce d’età per neoplasie in aumento come il tumore del colon. È la richiesta avanzata da Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom «Nel 2024 il tasso di mortalità per il carcinoma al colon-retto tra i giovani (25-49 anni) in Italia aumenterà dell’1,5% tra gli uomini e del 2,6% tra le donne rispetto al 2015-2019, mentre calerà per la fascia attualmente compresa nel programma di screening colorettale. L’anticipazione a partire dai 45 anni e non più dai 50 anni consentirebbe di salvare più vite».