Vaccini e grano modificato, possibili terapie del futuro contro la celiachia

L'unico trattamento efficace consiste nella rigorosa eliminazione del glutine della dieta, ma gli esperti sono al lavoro

26 marzo 2023
Gluten free flour and cereals millet, quinoa, corn bread, brown buckwheat, rice with text gluten free

La celiachia è una patologia cronica autoimmune che provoca una reazione immunitaria dell’organismo all’assunzione di glutine. Se non diagnosticata e curata si arriva a un’infiammazione a livello del piccolo intestino (intestino tenue) che impedisce il corretto assorbimento dei nutrienti compromettendo la salute del paziente. In Italia oltre 200.000 pazienti hanno una diagnosi conclamata ma, tenendo conto dei casi non diagnosticati, il numero effettivo potrebbe essere più del doppio. Questa patologia ha inoltre una prevalenza nell’età pediatrica, nella fascia 5-10 anni è arrivata al 2%. Ad oggi non esiste una cura specifica: l’unico trattamento efficace consiste nella rigorosa eliminazione del glutine della dieta. Ma la ricerca scientifica va avanti. Si sta lavorando, infatti, a dei grani modificati geneticamente, a molecole che degradano la gliadina, ma anche a vaccini che rendano i celiaci non più intolleranti al glutine.

 

Lo spiega il professor Antonio Gasbarrini, della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs, all’evento ‘ImaGIne the Future, making the difference in gastrointestinal diseases’ di Takeda, a Milano. “Ad oggi l’unica alternativa terapeutica è quella della dieta priva di glutine. I numeri però sono impressionanti, dunque la ricerca sta lavorando su varie matrici: prima di tutto si sta provando a lavorare con dei grani modificati geneticamente che non contengono glutine. Altra possibilità è lavorare con delle molecole che degradano la gliadina (ci sono già trial di fase due e tre), in modo che quando viene in contatto col sistema immunitario sia in qualche modo disattivata. Esistono poi molecole che lavorano su permeabilità intestinale in modo da ridurre il legame tra glutine e recettori genetici, anche se questo potrebbe essere più interessante più che per la celiachia vera e propria per l’ipersensibilità al glutine. Poi esistono molecole ad attività antinfiammatoria (il mondo è quello dei biologici) perché la celiachia è caratterizzata da una massiccia risposta antinfiammatoria a livello duodenale o di intestino tenue. Esistono trial che hanno come focus quello di bloccare la risposta immunologica, specie per la celiachia refrattaria, che riguarda cioè pazienti che anche se eliminano il glutine continuano ad avere segni di celiachia attiva”.

 

“Infine – conclude – si sta lavorando sulla possibilità di vaccini che rendano quei pazienti tolleranti al glutine. Tutte le linee di produzione sono però ancora a un livello fase due-tre. Non siamo ancora nella pratica clinica. Per il vaccino siamo in fase due dei trial, c’è stata qualche idea e qualche fallimento, però quando arriverà occorrerà essere sicuri al 100% che curi la malattia. Non dobbiamo dare false illusioni“.