Tumori, raddoppiati i casi che rispondono alle cure sperimentali

I progressi nella ricerca sul cancro dimostrati da uno studio pubblicato su The Lancet

di ALESSANDRO MALPELO -
13 aprile 2024
Senior woman with cancer talking to a female oncologist

Le terapie sperimentali in oncologia si rivelano sempre più efficaci, e ciò è dimostrato dalla loro capacità di sortire effetti terapeutici misurabili, statisticamente significativi, quando sono ancora nella fase iniziale di studio. Grazie ai progressi nella ricerca sul cancro, gli indicatori di risposta alle cure nei tumori, osservabili già negli studi di fase I, sono raddoppiati in vent’ anni, passando dal 9,6% al 18%. Questo dato, riportato in una review del National Cancer Institute pubblicata su The Lancet,  sottolinea l’importanza di continuare a investire, al fine di sostenere la ricerca di base indipendente, quella che si concentra nei laboratori e apre la strada alle scoperte che passano alla storia.

 

Per promuovere la creatività dei giovani oncologi, offrire loro occasioni per lanciare studi clinici rivoluzionari e implementare protocolli innovativi, l’Associazione Italiana Oncologia Medica (Aiom) ha organizzato in collaborazione con l’American Society of Clinical Oncology (Asco) la seconda edizione del Clinical Research Course. Più di un centinaio giovani specialisti in oncologia provenienti da tutto il mondo si sono riuniti a Roma per due giorni di confronto e studio. Aiom, si legge in un comunicato, ha sostenuto economicamente l’iscrizione al corso di tutti i partecipanti selezionati, nonché le spese di viaggio per alcuni ricercatori provenienti da Paesi più disagiati.

 

In un momento in cui la lotta contro i tumori registra crescenti successi, è fondamentale investire nella formazione e nel sostegno delle nuove leve. La ricerca in Italia sta vivendo un momento di grande fermento, soprattutto per quanto riguarda i trial di fase 1. Questi trial pionieristici, che un tempo servivano principalmente a valutare la sicurezza e la tollerabilità dei farmaci, stanno assumendo un valore dirompente, poiché spesso e volentieri aprono la strada a innovazioni sorprendenti, con vantaggi che subito balzano subito agli occhi.

 

Secondo i dati forniti da Giuseppe Curigliano, componente del direttivo nazionale Aiom, il numero di studi di fase 1 in Italia è in netto aumento. Nel 2022 sono stati condotti 126 studi di fase 1, il 19% del totale, con un incremento dell’8% rispetto agli anni precedenti. In particolare, gli studi di fase 1 nel campo dell’oncologia sono stati circa 50 nel 2022 e si prevede che supereranno i 100 nel 2023, rappresentando il 40% di tutte le sperimentazioni, ma non è tutto rose e fiori. Nonostante la crescita delle molecole inserite nelle pipeline, negli ultimi anni si è registrato un calo nel numero degli studi clinici fuori dalla giurisdizione dell’industria farmaceutica in Italia, con una contrazione del 7%. Gli oncologi denunciano, per questo, la carenza di risorse e di personale, mettendo in luce le difficoltà che ancora persistono in questo settore.

 

Per quanto riguarda l’efficacia terapeutica delle sperimentazioni di fase 1, Curigliano ricorda che siamo finalmente in grado di definire il profilo molecolare e genetico dei tumori, consentendo di identificare i pazienti che potrebbero trarre maggior beneficio dalle nuove molecole. Questo approccio personalizzato alle cure contribuisce a migliorare l’efficacia dei trattamenti e a ottimizzare i risultati.

 

Nell’ambito della ricerca sul cancro la cautela è d’obbligo. È quanto ribadisce Massimo Di Maio, presidente eletto Aiom, che sottolinea come sia compito delle società scientifiche vigilare affinché le approvazioni dei farmaci avvengano in modo tempestivo, senza forzature, nel rispetto dei principi della medicina basata sulle evidenze, salvaguardando il diritto alle cure efficaci, in un’ottica di sostenibilità del sistema sanitario e di contrasto alle fake news.

 

Secondo gli oncologi, l’immediata disponibilità di terapie dopo la fase I dovrebbe essere riservata a casi particolari in cui vi sia un reale carattere innovativo supportato da solide evidenze e da una urgente necessità da parte dei pazienti, in mancanza di valide alternative. Al tempo stesso, è necessario scongiurare messaggi fuorvianti e fare attenzione, evitando in tutti i modo di alimentare false speranze. Come sottolinea Francesco Perrone, presidente in carica dell’Associazione italiana oncologia medica, secondo il quale, giocoforza, negli studi sperimentali di fase I si può arruolare un numero relativamente limitato di pazienti ben selezionati. Lo specialista oncologo è in grado di valutare in quali casi, per le condizioni e le caratteristiche che li contraddistinguono, si possono arruolare soggetti da avviare a una sperimentazione in modalità appropriate.

 

La fattiva collaborazione tra pazienti, medici e società scientifiche è fondamentale per un approccio corretto e responsabile nella ricerca di terapie contro il cancro. La ricerca deve essere guidata dall’evidenza, nel rispetto dei paletti indicati dai comitati etici, al fine di garantire cure efficaci in tutta sicurezza.