Tiroide e gravidanza: quando c'è più bisogno di iodio

Le indicazioni dal congresso dell’ Associazione Italiana Tiroide

di ALESSANDRO MALPELO
23 gennaio 2022
pregnant

L’aumentato fabbisogno di iodio in gravidanza serve a sostenere la produzione di ormoni tiroidei materni e la salute del feto. Ecco perché l’apporto alimentare di iodio deve passare dai 150 mcg della popolazione generale ai 250 della gestante. Per raggiungere questo obiettivo è quasi sempre necessario fare ricorso a integratori. L’indicazione è scaturita dal congresso dell’ Associazione Italiana Tiroide. Le disfunzioni ormonali possono avere ripercussioni negative sulla donna in stato interessante e in prospettiva sul bambino che deve nascere. Nel 2 per cento delle gravidanze si può verificare un ipotiroidismo (perlopiù lieve) quasi sempre di origine autoimmune (tiroidite di Hashimoto) che deve essere corretto somministrando una dose sostitutiva di L-tiroxina. Nella donna in stato interessante con ipertiroidismo è necessario una presa in carico che coinvolga endocrinologi, ginecologi e neonatologi.

 

La tiroide è uno degli organi più importanti per il funzionamento dell’intero organismo, poiché regola i processi metabolici producendo, immagazzinando e rilasciando nel sangue ormoni essenziali per il corretto funzionamento di tutti gli organi. Si stima a più di 300 milioni il numero di persone che nel mondo soffrono di disturbi della tiroide e, tra queste, più della metà non ne è consapevole. In Italia ben 6 milioni di persone ne soffrono, di questi 2 milioni e mezzo sono affette da ipotiroidismo, 40.000 si sottopongono ogni anno a interventi chirurgici alla tiroide e lo 0,5-1% della popolazione ha disturbi legati all‘ipertiroidismo.

 

“Negli ultimi anni – ha dichiarato Luca Chiovato, presidente dell’Associazione Italiana della Tiroide – abbiamo assistito a un aumento dei casi di patologie tiroidee (tiroiditi, iper- e ipo-tiroidismo, tumori, etc). Il dato, però, non deve allarmare; è infatti correlato a un maggior numero di controlli effettuati a cui è seguita una diagnosi più precoce e una terapia più tempestiva ed efficace, anche per l’utilizzo di nuovi protocolli terapeutici sviluppati in molti centri italiani che vantano caratteri di eccellenza internazionale. La disponibilità di esami di screening efficaci non deve però far abbassare la guardia. Si deve sempre prestare attenzione ai segni e sintomi attribuibili a malattie tiroidee perché la loro frequenza nella popolazione generale è molto elevata. Al tempo stesso – ha aggiunto il Prof. Chiovato – è fondamentale sostenere la formazione e la crescita culturale dei giovani studiosi attraverso il supporto a iniziative come AIT AWARD, che portano alla ribalta promettenti ricercatori, impegnati in altrettanti brillanti progetti di ricerca sulle patologie tiroidee”.

 

La relazione tra Covid e malattie tiroidee, le nuove prospettive terapeutiche per i tumori maligni e l’importanza di un buon equilibrio tiroideo in gravidanza, sono stati i temi principali del 14° Congresso dell’Associazione Italiana della Tiroide, che si è svolto a Pisa nel dicembre scorso. Nell’occasione sono stati proclamati i vincitori dell’AIT AWARD sulle patologie tiroidee, promosso dall’Associazione Italiana Tiroide con il contributo non condizionante di Merck con l’obiettivo di sostenere il percorso di giovani ricercatori italiani. Per la cronaca, ecco i nomi della cinquina che si è aggiudicata il riconoscimento: Federica Marelli, Giulia Brigante, Simone De Leo, Laura Croce, Martina Guzzetti.