Gravidanze e parto più sicuri in Italia, l'Oms conferma

Emorragie, infezioni, e abortività sono le complicanze più diffuse nel mondo

27 febbraio 2023
Pregnant Woman and Gynecologist Doctor at Hospital

Gravidanze e parto sono sempre più sicuri in Italia. La buona notizia è che in Italia le neo-mamme e le donne in gravidanza hanno una bassa mortalità rispetto agli altri Paesi, come confermato dal recente rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma ogni due minuti, nel mondo, muore una donna in gravidanza o di parto e l’Oms lancia un monito: c’è ancora tanto da fare.

 

Gestazione

A snocciolare i dati che confermano, in concerto con il rapporto dell’Oms, la sicurezza per gestanti e neomamme nel nostro Paese, è Serena Donati, responsabile scientifico del sistema di sorveglianza ostetrica Itoss dell’Istituto Superiore di Sanità. “L’Italia è tra i Paesi con gli indici di sicurezza tra i migliori. Siamo a circa 8,6 decessi ogni 100mila nati vivi. Questa cifra, tuttavia, nasconde un’ampia variabilità, con una forbice che va da meno di 5 casi per 100mila di Toscana e Friuli Venezia Giulia agli oltre 10 casi di Campania e Sicilia“.

 

L’Italia, spiega l’esperta, ha visto un progressivo miglioramento negli  anni. Annualmente si verificano circa 35 decessi materni l’anno, il 45% dei quali è considerato evitabile. Il progresso non è stato intaccato nemmeno dal Covid. “Nel nostro Paese non si è osservato un peggioramento della mortalità a causa della pandemia”, chiarisce Donati. “Il numero di decessi per Covid-19 in donne in gravidanza e fino a 42 giorni dal parto è stato contenuto: nel 2021 ci risultano 4 decessi”.

 

Oltre disponibilità di un sistema di assistenza sanitaria universale, a fare la differenza è la messa a punto di una sorveglianza degli eventi legati a gravidanza, parto e puerperio. “Nessuna morte materna in Italia può passare inosservata: ogni caso viene analizzato nel dettaglio nel punto nascita, a livello regionale e nazionale”, dice l’esperta. Questo sistema, spiega Donati, consente di conoscere lo stato di salute del sistema di assistenza al percorso nascita e di mettere a punto interventi finalizzati a migliorarlo.

 

La situazione su scala globale

Oltre i confini nazionali, invece, qual è la situazione? Nel 2020 nel mondo 287mila donne sono morte durante la gravidanza, al momento del parto o nelle settimane immediatamente successive: equivalenti ad un decesso ogni due minuti. Questi i numeri, impietosi, che emergono dal rapporto Trends in maternal mortality. Dati che seguono una diversa geografia concentrandosi nell’Africa Sub-sahariana, mentre un calo marcato si è registrato in Europa.

 

Emorragie, infezioni, complicanze legate ad aborti eseguiti in condizioni non sicure sono le principali cause di morte materna. La gran parte di questi problemi sono prevenibili e curabili con l’accesso a un’assistenza sanitaria di qualità. “Queste nuove statistiche rivelano l’urgente necessità di garantire a ogni donna e ragazza l’accesso a servizi sanitari fondamentali prima, durante e dopo il parto e che possano esercitare pienamente i propri diritti riproduttivi”, ha detto il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.

 

Trend

Nel complesso la mortalità materna si è ridotta del 34,3% tra il 2000 e il 2020, passando da 446mila decessi annui a 287mila. Nell’ultimo ventennio il calo è stato osservato in tutto il mondo ed è stato particolarmente marcato nell’Europa dell’Est (-70,5%), nell’Asia centro-meridionale (-67,5%), nel Nord-Africa (-57,1%), nell’Africa Orientale (-53,9%). Uniche eccezioni, i Caraibi, con un aumento della mortalità del 3% e, soprattutto, il Nord America, dove la mortalità è cresciuta del 73,3%.

 

Se questo è il trend generale, l’Oms nota però che gran parte dei progressi si sono verificati prima del quinquennio 2016-2020, quando si è entrati in una fase di stallo su scala globale e in alcune aree del pianeta si è assistito addirittura a un arretramento. “È plausibile che la pandemia da Covid-19 abbia contribuito alla stagnazione dei progressi osservati tra il 2016 e il 2020″, si legge nel rapporto.